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Vicenza

Battuta su romeni
e Ceausescu
Bufera su Rotondi

Nicolae Ceausescu, presidente della Romania dal 1974 fino alla rivoluzione del 1989
Nicolae Ceausescu, presidente della Romania dal 1974 fino alla rivoluzione del 1989
Nicolae Ceausescu, presidente della Romania dal 1974 fino alla rivoluzione del 1989
Nicolae Ceausescu, presidente della Romania dal 1974 fino alla rivoluzione del 1989

Chissà quante volte fra i corridoi del Parlamento europeo se lo saranno detto: «Ah, se non c’è riuscito Mussolini a cambiare la testa degli italiani, come possiamo farlo noi?». Frase orrenda, anche se come battuta da bar funziona benissimo. Come quella scappata l’altro ieri all’assessore alla sicurezza Dario Rotondi. Che parlando dei romeni che fanno l’elemosina in giro per la città ha cambiato dittatore ma il senso era quello: «Cambiare la loro mentalità è impossibile: se non c'è riuscito il regime comunista di Ceausescu, come possiamo farlo noi?».

E non c’è riuscito no, il Conducator-Condottiero nonché Geniul din Carpazi (Genio dei Carpazi) come amava definirsi con sobria umiltà il presidente della Repubblica socialista di Romania Nicolae Ceausescu. Verrebbe da dire per fortuna, visto che nei 15 anni di presidenza voleva costruire la sua idea di paese felice a colpi di Securitate (la polizia segreta più feroce dei Paesi dell’Est), sistemizzazione (lo spostamento coatto di interi villaggi), divieto di qualsiasi forma di contraccezione e aborto e controllo ferreo su stampa e tv. Conclusione: ucciso con la moglie il 25 dicembre 1989 nell’unica rivoluzione cruenta dell’ex blocco sovietico.

Insomma non proprio l’esempio migliore. Uno scivolone, la citazione di Ceausescu, un po’ nello stile nostalgico fascista del «quando c’era Lui, caro lei». E che ha trovato pronto Sandro Pupillo, consigliere comunale di Vicenza Capoluogo. Che prima su Facebook e poi via comunicato firmato con Benedetta Miniutti e Gianpaolo Giacon bacchetta Rotondi: «Abbiamo letto sul Giornale di Vicenza di ieri l'infelice affermazione dell'assessore Rotondi riferita alle persone rumene presenti nel nostro territorio. Certi che per l'assessore sia stata una battuta infelice, non possiamo non stigmatizzare le sue parole, prendendone le distanze con imbarazzo, ripensando ad una pagina così buia della storia recente del Novecento».

«I venticinque anni del Regime di Ceausescu portarono alla miseria un intero popolo, privandolo delle libertà fondamentali, alimentando corruzione, terrore, violando i diritti umani e provocando l'isolamento dal mondo occidentale della Romania - continua la nota -. Se comprendiamo che queste persone possano essere molto problematiche e poco collaborative - continua la nota - dall'altra siamo altrettanto convinti che non sia attraverso metodi dittatoriali che si risolvano i problemi: Historia magistra vitae! L'amministrazione deve continuare ad avere un atteggiamento sempre fermo e deciso per chi non accetta e rispetta le regole, ma crediamo  che il ruolo della politica debba essere quello di creare opportunità di crescita per tutti i cittadini, di far intravedere strade nuove, di sicurezza sociale, integrazione e inclusione».

Rotondi, ex questore sostenitore della linea del dialogo nel periodo caldo del Dal Molin, non vuole però passare per fan del Genio dei Carpazi. E si scusa via nota ufficiale: «Il mio riferimento a Ceausescu è stato un paragone poco felice e mi dispiace che qualcuno si sia sentito turbato per il riferimento ad un terribile esempio di dittatore che ha insanguinato un Paese». «Il mio obiettivo - spiega l’assessore - era far capire la difficoltà in cui opera il Comune di Vicenza. Per poche persone che infrangono le regole, come accade ad esempio in piazza Matteotti, la polizia locale ha dovuto effettuare oltre 750 controlli in poco più di un anno, ha elevato oltre 250 verbali, ed è costantemente presente a monitorare la situazione. Ma il sistema delle norme italiane non consente che chi crea danni alla comunità e infrange la legge resti in galera. Ci sono stranieri che approfittano della situazione e si sentono impuniti. Per questo ritengo che l'unica soluzione sia l'espulsione dall’Italia. Che deve avvenire nel più breve tempo possibile».

Alessandro Mognon

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