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Consiglio degli stranieri

«Alcuni immigrati
non conoscono
i propri doveri»

Harlos Perez, 18 anni, dominicano, vive in città da nove anni
Harlos Perez, 18 anni, dominicano, vive in città da nove anni
Harlos Perez, 18 anni, dominicano, vive in città da nove anni
Harlos Perez, 18 anni, dominicano, vive in città da nove anni

Harlos Perez, 18 anni, è originario della Repubblica Domenicana, studente all’istituto tecnico aereonautico Baronio, vive a Vicenza da quando aveva 9 anni ed è capolista della lista “Arcobaleno”. Il 14 febbraio, il giorno in cui i cittadini extracomunitari e apolidi residenti a Vicenza da più di 5 anni potranno votare per eleggere per la prima volta il Consiglio degli stranieri, l’organo consultivo di rappresentanza dei non italiani, la preferenza potrà cadere anche su di lui.

Come mai ha deciso di candidarsi?

Perché la vedo come una grande opportunità per poter portare le nostre idee direttamente all’attenzione delle istituzioni, per contribuire alla vita di questa meravigliosa città, che mi ha accolto quando ero piccolo. E poi perché tante cose qui a Vicenza devono e possono essere migliorate rispetto al rapporto tra vicentini e stranieri.

In che cosa andrebbe migliorato? Secondo lei i vicentini sono diffidenti?

Un po’, forse, ma non particolarmente e quando ho detto che il rapporto va migliorato mi riferivo al fatto che a volte la diffidenza dipende anche dal comportamento degli stranieri.

Può spiegarsi meglio?

Io penso che prima di chiedere diritti occorra tenere a mente che ci sono dei doveri. Faccio due esempi banali: comprare il biglietto dell’autobus o fare la raccolta differenziata sono due cose che tutti coloro che abitano in città debbono fare. Il punto è che molti di coloro che appartengono alla comunità straniera non conoscono i doveri o le consuetudini della città e su questo, a mio avviso, va fatto un lavoro informativo.

Altri punti del suo programma elettorale?

La promozione ed inclusione sociale, l’impegno per la sicurezza nei quartieri, un’attenzione particolare ai giovani. E poi c’è un problema che mi viene segnalato da molti: gli stranieri hanno difficoltà ad orientarsi da un punto di vista sanitario, spesso non sanno come accedere a cure e servizi.

Lei di che religione è?

Cristiana. La nostra lista però è l'unica a raccogliere religioni e culture diverse, i Paesi rappresentati sono undici. Questa è una grande ricchezza. Il dialogo interreligioso è importante.

Per lei l'Italia cos'è?

Amo l’Italia ed amo il mio Paese, ma conosco meglio l’Italia, ho letto anche la Costituzione italiana. Nel mio Paese vado come turista e attraverso i social mi tengo in contatto con i miei compagni delle elementari.

Il suo futuro lo vede a Vicenza o in Repubblica Dominicana?

Né qui, né lì. A dire il vero me lo immagino in giro per il mondo.

In Repubblica Domenicana che forma di governo c'è?

Presidenziale.

Meglio lì o qui?

L’emanazione delle leggi lì è più veloce e c'è un responsabile. Qui i tempi sono molti lunghi e nessuno si prende mai la responsabilità delle decisioni. Il lato positivo del sistema italiano, invece, è che c’è un bilanciamento, che una legge può essere corretta se necessario da una delle due Camere.

Le pesa non avere ancora la cittadinanza?

Diciamo che sarebbe un qualcosa in più che mi farebbe molto piacere. Vorrei tanto, ad esempio, fare il volontario per la protezione civile e per questo ci vuole la cittadinanza.

Roberta Labruna

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