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Telefonino in aula Chi viene scoperto lavora per la scuola

L’ingresso dell’istituto tecnico Marzotto.   ARCHIVIOLa sede dell’istituto comprensivo Valdagno 2 situata in Lungo Agno Manzoni.   VE.MO.
L’ingresso dell’istituto tecnico Marzotto. ARCHIVIOLa sede dell’istituto comprensivo Valdagno 2 situata in Lungo Agno Manzoni. VE.MO.
L’ingresso dell’istituto tecnico Marzotto.   ARCHIVIOLa sede dell’istituto comprensivo Valdagno 2 situata in Lungo Agno Manzoni.   VE.MO.
L’ingresso dell’istituto tecnico Marzotto. ARCHIVIOLa sede dell’istituto comprensivo Valdagno 2 situata in Lungo Agno Manzoni. VE.MO.

Se si gioca con il cellulare durante l’ora di storia o di matematica si rischia di dover riordinare la biblioteca sorvegliati da un insegnante. Succede all’istituto comprensivo “Valdagno 2”. Se, infatti, la prima volta che si viene beccati le conseguenze sono solo una nota sul registro e il ritiro del cellulare, poi le sanzioni diventano più pesanti fino ad essere “condannati” a lavori socialmente utili. Certo, non con l’intervento di un giudice e tanto meno nell’aula di un tribunale. Ma i recidivi del telefonino potranno trovarsi a riordinare i libri della biblioteca scolastica oppure a mettere a posto i laboratori didattici. E se l’ultima iniziativa del “phone free” di un liceo di Piacenza sarà innovativa per la tasca “Yondr”, in cui viene sigillato lo smartphone durante l’orario scolastico, nelle scuole valdagnesi il divieto di utilizzarli c’è da tempo. Non è sicuramente, infatti, da quest’anno che in città sono stati banditi i cellulari dalle aule durante le lezioni se non servono a fini didattici che comunque devono essere autorizzati dagli insegnanti. Nella maggior parte delle scuole, come l’istituto comprensivo “Valdagno 1”, guidato da Carlo Del Monte, si prevede nel regolamento disciplinare il divieto di usare il cellulare a scuola e, in caso di inosservanza, la prima volta il ritiro per riconsegnarlo a fine lezione ai genitori poi la sospensione di un giorno per chi è recidivo. Gli studenti dell’istituto di via Pasubio possono ritenersi fortunati rispetto ai loro colleghi in via Lungo Agno Manzoni. «Se uno studente continua ad infrangere il divieto si può arrivare a impegnarlo in attività di riordino dei locali dell’istituto scolastico -ha spiegato Eleonora Schiavo, la dirigente del comprensivo “Valdagno 2”-. Non sicuramente nelle pulizie vere e proprie e, comunque, sempre in orario scolastico seguito dai docenti. Oltre a questo abbiamo previsto anche riflessioni con commenti scritti al regolamento non rispettato e alla Costituzione». All’Istituto di istruzione secondaria “ Marzotto-Luzzatti” le sanzioni per chi trasgredisce alle regole vanno dalla nota sul registro e al temporaneo ritiro del telefono cellulare alla sospensione, che a seconda della gravità del comportamento, può arrivare fino a 15 giorni, giungendo addirittura all’esclusione dall’esame di Stato. «Nel nostro istituto diamo molta importanza anche al problema del cyber bullismo e, più genericamente, ai pericoli legati all’uso improprio o inconsapevole della tecnologia da parte degli studenti -ha aggiunto la preside Afra Gecele-. Il divieto di tenere acceso il cellulare trova un’eccezione se l’uso è autorizzato dall’insegnante per fini didattici». Stessa musica al polo liceale “Trissino” diretto da Maria Cristina Benetti: «Partendo dal presupposto che gli studenti sono gli adolescenti e noi docenti gli adulti - ha affermato la dirigente scolastica -, l’interesse della scuola è quello di educare ai comportamenti corretti e al rispetto delle regole. Quindi la sanzione strettamente intesa deve essere l’ultima spiaggia e non deve avere una finalità semplicemente punitiva». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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