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Lettere dal fronte Rivivono gli scritti del soldato Pietro

Pietro Fadigato ha combattutto sull’Altopiano e sul Carso. VE.MO.La studentessa ha realizzato una tesina usando le lettere scritte dal fronte  dal proprio bisnonno. VE.MO.
Pietro Fadigato ha combattutto sull’Altopiano e sul Carso. VE.MO.La studentessa ha realizzato una tesina usando le lettere scritte dal fronte dal proprio bisnonno. VE.MO.
Pietro Fadigato ha combattutto sull’Altopiano e sul Carso. VE.MO.La studentessa ha realizzato una tesina usando le lettere scritte dal fronte  dal proprio bisnonno. VE.MO.
Pietro Fadigato ha combattutto sull’Altopiano e sul Carso. VE.MO.La studentessa ha realizzato una tesina usando le lettere scritte dal fronte dal proprio bisnonno. VE.MO.

Tornano a vivere le lettere di guerra del bisnonno. Francesca Dal Gallo rispolvera centinaia di scritti del soldato della 35° fanteria di Bologna, Pietro Fadigato, e li trasforma in una tesina da 10. Nel centenario della Grande guerra la commissione della 3G della scuola media Garbin si è trovata alle prese con i racconti dal fronte del monte Ortigara e dalla prima linea sull’Isonzo. «Il mio bisnonno era stato dichiarato rivedibile - racconta Francesca -. Poi il bisogno di uomini ha cambiato il suo destino di operaio alla “Marzotto” trasformandolo da un giorno all’altro in soldato. Anzi, in un portaordini che esplorava di notte le linee nemiche, nascondendosi anche sotto i cadaveri». La storia che Francesca Dal Gallo ha studiato sui libri non è quella che ha ritrovato negli scritti di nonno Pietro: «Leggendo le sue lettere ho scoperto un ragazzo che non voleva far preoccupare la famiglia e non si soffermava sui particolari tristi che non devono essere mancati; delle battaglie parlava quando erano ormai passate». E soprattutto cercava di pensare al ritorno a casa: «Ho visto cose che nella mia vita non credevo di vedere, e se avrò grazia di venire a casa, ne avrò da raccontare di quelle belle, tanto io che Angelin. Così d’inverno faremo filò al focolare e allora ognuno racconterà la sua». Francesca apre una busta utilizzata anche all’interno per scrivere. «Cari genitori... mi avete raccomandato di dire qualche preghiera, purtroppo l’ho fatto specialmente nei giorni in cui ho preso parte all’azione sul monte San Gabriele, dal 29 agosto all’8 settembre, in mezzo a quei sassi, dove se mi muovevo un po’ sarei stato sicuro che la mitragliatrice mi avrebbe colpito, dunque puoi immaginare se lì in quei momenti si pregava», scriveva Pietro Fadigato, il 14 settembre 1917, ai genitori. «In soffitta abbiamo ritrovato anche un diario “Memorie della vita passata sotto le Armi dal 1° ottobre del 1916 al 13 luglio del 1919» che il bisnonno ha scritto ripercorrendo tutte le lettere conservate. La sua esperienza durata, come lui stesso ha calcolato, un milione 461 mila e 600 minuti prima sull’Altopiano, poi sul Carso e alla fine in Francia, mi ha fatto capire quanto sono fortunata. Erano ragazzi che non avevano scelta, consapevoli del pericolo che correvano. Ora tocca anche a me trasmettere queste memorie perché non vadano perse». Pietro Fadigato era partito da via Rio e Francesca racconta che dall’Ortigara cercava con lo sguardo di trovare il Pasubio per sentirsi a casa. Un ragazzo del 1896, nominato Cavaliere di Vittorio Veneto che, alla sua morte nel 1978, il nostro Giornale ha ricordato come “l’ultimo superstite dell’Ortigara”. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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