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In Comune la richiesta per una terza centralina

Il tratto del torrente Agno dove è prevista una delle centraline.   VE.MO.
Il tratto del torrente Agno dove è prevista una delle centraline. VE.MO.
Il tratto del torrente Agno dove è prevista una delle centraline.   VE.MO.
Il tratto del torrente Agno dove è prevista una delle centraline. VE.MO.

Depositata la richiesta di una terza centralina sull’Agno. In Comune spunta una nuova domanda per la costruzione di un impianto di produzione di energia idroelettrica in località Ruari. Committente diverso, progettista lo stesso dell’opera che potrebbe essere realizzata sul salto a poche centinaia di metri a nord del ponte della pista ciclabile che collega le due sponde del torrente Agno in via Fermi. Ma per arginare l’effetto cascata sta nascendo un comitato “No centraline”, capeggiato da Legambiente, Cai e l’associazione di pescatori “Bacino Agno Chiampo”, per dare man forte all’Amministrazione comunale nella battaglia. Ed è proprio l’assessore all’urbanistica Michele Cocco che rigetta al mittente, ovvero allo studio di progettazione della centralina in via Fermi, tutte le osservazioni avanzate dall’ingegnere Fernando Garbin sulla sostenibilità dell’opera: «Come si fa a dire, come afferma il progettista Garbin, che “quella centralina non causerà danni” e che non provocherà impatto ambientale? Parliamo di realizzare opere edili importanti dentro un corso d’acqua: demolizione di una briglia, realizzazione di una presa in cemento lunga 15 metri e larga 3, con 2 griglie che misurano 5 metri per 1,5, più o meno come due automobili. Oltre ovviamente al corpo della centrale di 200 metri cubi inserito nell’argine, cioè grande come un appartamento, e a muretti e opere edili a supporto sulle sponde. Costruzioni che rimarranno nel torrente minimo vent’anni e che si propone non vengano nemmeno smantellate a fine vita dell’impianto». Un impatto, secondo Cocco, devastante anche sulla fauna e sulla pista ciclabile: «L’acqua verrà presa sopra la briglia e restituita una decina di metri più a valle con conseguenze inevitabili sull’ambiente e sulla fauna. Per non parlare della pista ciclabile che sarà al centro del cantiere che durerà sei mesi, con interruzioni o facendo passare carichi sulla testa dei ciclisti. Verrà modificato per sempre il sito in cui è inserita e lo stesso percorso ciclo pedonale sarà utilizzato per accedere all’impianto per fare le manutenzioni, con possibili interferenze e danneggiamenti». E ai valdagnesi cosa ne verrà in tasca? «Sul piano economico, il beneficio della vendita di energia e dei contributi pubblici riguarda solo i privati. Per contro la città ne avrà solo un danno. Sono anni che i Comuni, anche con il sostegno di fondi della Regione, investono per realizzare la ciclabile di valle che è un’opera di interesse e conomico per l’indotto turistico che potrà generare. I risultati saranno minore attrattività, disturbo visivo e acustico e la produzione di energia pulita sarà riversata in rete. Non ci sarà alcun risparmio di emissioni di anidride carbonica nel nostro territorio. Il progettista ha affermato che i committenti hanno a cuore il territorio e non intendono stravolgerlo. Se davvero queste sono le loro intenzioni rispettino ciò che i valdagnesi pensano di questo progetto e le nostre valutazioni». Ed è proprio la città che si sta mobilitando. Oggi, alle 19, la questione sarà portata all’attenzione del Consiglio comunale attraverso due mozioni, una a firma di “Nuova Valdagno” e l’altra della maggioranza e del Movimento 5 Stelle. Lunedì prossimo, invece, alle 20.30 in Cittadella sociale, sarà costituito il comitato tra chi si oppone alla realizzazione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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