<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Comuni e Provincia uniti «Stop centrali elettriche»

Valdagno dice no alle centraline idroelettriche.  ARCHIVIO
Valdagno dice no alle centraline idroelettriche. ARCHIVIO
Valdagno dice no alle centraline idroelettriche.  ARCHIVIO
Valdagno dice no alle centraline idroelettriche. ARCHIVIO

Il fine non può giustificare i mezzi. Neppure (o soprattutto) se si parla di centrali idroelettriche, quelle che, sfruttando la corrente dei corsi d’acqua, producono energia pulita. «Pulita sì, ma al prezzo di danni ambientali, ittici e paesaggistici enormi per il territorio e i cittadini, ad esclusivo vantaggio dei privati e del loro business», è la posizione, condivisa dai sindaci della valle dell’Agno e della Valchiampo, del consigliere provinciale con delega all’ambiente e primo cittadino di Chiampo Matteo Macilotti. È dal palazzo della Provincia che ieri, per la prima volta, il fronte comune degli amministratori, delle associazioni e dei comitati contrari agli impianti idroelettrici si è compattato formalmente, in vista di una battaglia che si annuncia lunga e faticosa. Da una parte le comunità locali, i territori, la risorsa acquifera, dall’altra le società e le aziende che, negli ultimi mesi, hanno puntato i riflettori sul bacino dell’Agno e del Chiampo, presentando un numero crescente di progetti di centrali idroelettriche, perlopiù mini, sotto 1 megawatt di potenza. È il caso del sito previsto a Valdagno, in zona Ruari, e a San Pietro Mussolino. Quest’ultimo è diventato il simbolo della lotta dei sindaci contro il nuovo sistema energetico, perché ipoteticamente attuabile: considerato piccolo vista la tipologia, per il sindaco Gabriele Tasso «e parlo anche a nome del sindaco di Altissimo e dell’associazione pescatori del bacino Agno-Chiampo», si tratterebbe invece di una ferita profonda e insanabile per il paese. «Parliamo di una condotta di 1.600 metri che attraverserebbe un Comune che misura appena 4 chilometri quadrati - attacca Tasso, sostenuto da Macilotti e dal primo cittadino di Valdagno Giancarlo Giancarlo Acerbi- e che comporterebbe uno sventramento del nostro territorio, in nome del grande inganno dell’energia pulita». Per Tasso e per Acerbi, alle prese con le medesime richieste di intervento sulle acque dell’Agno, non esiste un interesse pubblico su questi progetti, responsabili al contrario «dell’impoverimento dei fiumi, dell’aumento del traffico veicolare per il passaggio dei camion, del deturpamento estetico e dei disagi ai residenti costretti agli espropri dei loro terreni». Uno scenario contro il quale nulla o quasi possono le amministrazioni locali, dal momento che la concessione delle autorizzazioni per le centrali idroelettriche è demandata alla Regione che, avendo a che fare con proposte tecnicamente “green”, difficilmente ne impedisce l’esecuzione. «Ma noi abbiamo commissionato uno studio geologico che dimostra quanti e quali disastri l’idroelettrico farebbe da noi -insiste Tasso- purtroppo il 10 ottobre la commissione Via (Valutazione impatto ambientale) ha dato parere positivo all’opera, ora tutto dipenderà dalla seconda commissione tecnica decentrata, che si pronuncerà tra 6-8 mesi». Un tempo sufficiente per mobilitarsi muovendo la commissione delle Camere competenti e confidando anche in una legge che potrebbe togliere gli incentivi ai piccoli impianti, sotto il megawatt. In un Veneto «saturo di idroelettrico» e in un Italia che conta, al 2016, «ben 4 mila centrali», come ricordano i comitati popolari della valle del Chiampo e dell'Agno guidati da Giuseppe Antoniazzi ed Enrico Fabris, non è chiaro quante ne esistano, attualmente, nel Vicentino: secondo il sindaco Acerbi, ma è una stima, sarebbero una trentina. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giulia Armeni

Suggerimenti