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Piste ciclabili, ecco quelle meno sicure

Finisce bruscamente il percorso ciclabile. FOTO CISCATOQui la pista ciclabile non c’è nonostante il traffico intensoUna pista ciclabile che si interrompe su una provincialeUn’altra ciclabile che si interrompe. FOTOSERVIZIO STELLA CISCATO
Finisce bruscamente il percorso ciclabile. FOTO CISCATOQui la pista ciclabile non c’è nonostante il traffico intensoUna pista ciclabile che si interrompe su una provincialeUn’altra ciclabile che si interrompe. FOTOSERVIZIO STELLA CISCATO
Finisce bruscamente il percorso ciclabile. FOTO CISCATOQui la pista ciclabile non c’è nonostante il traffico intensoUna pista ciclabile che si interrompe su una provincialeUn’altra ciclabile che si interrompe. FOTOSERVIZIO STELLA CISCATO
Finisce bruscamente il percorso ciclabile. FOTO CISCATOQui la pista ciclabile non c’è nonostante il traffico intensoUna pista ciclabile che si interrompe su una provincialeUn’altra ciclabile che si interrompe. FOTOSERVIZIO STELLA CISCATO

Piste ciclabili interrotte, mal segnalate o inesistenti: la vita per i ciclisti thienesi sa essere ricca di imprevisti, disagi e pericoli. Nonostante in questi ultimi anni siano stati realizzati nuovi percorsi protetti riservati a chi ama spostarsi sulle due ruote, rimangono purtroppo ancora numerose le arterie cittadine in cui la convivenza tra bici e veicoli può trasformarsi in una tragedia. Abbiamo testato alcune di queste situazioni, con particolare attenzione alle strade più trafficate e dunque potenzialmente più pericolose. Il nostro viaggio è iniziato dalla zona della stazione dei treni: se da qui si vuol scendere verso Vicenza, la prima ciclabile che si incontra inizia al ponte di ferro, dove nel 2008 è stato realizzato un sottopassaggio, e si conclude, una manciata di metri dopo, in un pericoloso sbocco sulla trafficata via Gombe. Inutile da qui tentare di raggiungere la frazione di Lampertico perché la circonvallazione del Carrefour può rivelarsi una trappola per ciclisti e pedoni. La situazione non migliora nemmeno se dalla stazione dei treni ci si spinge verso la rotatoria del Cristo e poi ancora su fino all’ex ospedale Boldrini. In via Vittorio Veneto non esistono né percorsi protetti né strisce gialle (il sistema d’emergenza adottato quando manca lo spazio fisico per creare delle vere e proprie ciclabili); in via Valdastico invece è presente una sorta di ampio marciapiede che in teoria potrebbe forse essere utilizzato dalle bici, ma la segnaletica verticale indica che il percorso è riservato ai pedoni, quindi due ruote no. La mancanza di ciclabili si fa sentire anche in zona stadio: la corta pista di viale Bassani si interrompe alla rotatoria che incrocia via Filzi, lasciando le bici in balia del traffico di via Monte Grappa e via Granezza e, più in là, della pericolosa via Raffaello dove l’alta velocità di transito dei mezzi, anche pesanti, è da sempre un cruccio del quartiere Ca’ Pajella. Ciclabili a singhiozzo anche in via Capuccini, all’interno dell’omonimo quartiere: se la zona del cimitero è ben servita, non si può dire altrettanto del primo tratto compreso tra la bretella alla 349 e l’incrocio con via Biancospino. La ciclabile, che inizia all’altezza di Casa Insieme e attraversa il raccordo, si interrompe improvvisamente sulla trafficata via che rappresenta la porta d’ingresso a ovest della città. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall’Igna

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