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«Giulio vive nella lotta per la verità»

Il Premio Culture “Ca’ Alta” ai coniugi Regeni a Marano.  CISCATO
Il Premio Culture “Ca’ Alta” ai coniugi Regeni a Marano. CISCATO
Il Premio Culture “Ca’ Alta” ai coniugi Regeni a Marano.  CISCATO
Il Premio Culture “Ca’ Alta” ai coniugi Regeni a Marano. CISCATO

«Giulio continua a fare cose». È un’espressione che ripete spesso Paola Deffendi mentre racconta quanto ancora sia presente nella sua vita, e in quella di moltissime altre persone, il figlio Giulio Regeni, ucciso in Egitto il 25 gennaio 2016. Lei e il marito Claudio sono stati ospiti venerdì sera in Auditorium a Marano Vicentino dove hanno ritirato il Premio Culture “Ca’ Alta” 2018, riconoscimento comunale destinato, da quest’anno, ad una personalità del panorama nazionale che si è distinta per aver contribuito al progresso culturale del Paese. «Attorno a Giulio noi sentiamo un’energia solidale molto potente - ha continuato Paola Deffendi - ed è quella che ci dà la forza di andare avanti. “Giulio continua a fare cose” perché ci spinge all’azione e unisce le persone che seguono la sua storia e ci aiutano a cercare la verità. Come ripete spesso il nostro avvocato Alessandra Ballerini, ha continuato a difendersi da solo fin dall’inizio: questo emerge dai dati della sua autopsia e dal fatto che la polizia ha dovuto scandagliare la sua vita e quella dei suoi amici. Però più si andava avanti nell’indagine, più si vedeva che Giulio smontava tutte le supposizioni false e i depistaggi. E, per com’era fatto Giulio, avrebbe sicuramente detto in dialetto friulano, molto simile al vostro: “Ecco, anca questo me tocca far gratis”. Non è facile andare avanti perché abbiamo una sfida molto ardua», precisando subito di non voler entrare nel discorso indagini. «Non è il caso soprattutto in questi giorni», visto che è fresca l’iscrizione di cinque 007 egiziani sul registro degli indagati da parte della procura di Roma. «Ma non ci fermeremo. Sappiamo che è difficile ma anche che è giusto: tra tutti i diritti umani ce n’è uno che, anche se non è segnato sulla carta, è trasversale: è il diritto alla verità. Anche in questo senso Giulio continua a fare cose, continua a chiedere verità». La coraggiosa e costante lotta di Paola e Claudio Regeni rappresenta un esempio di impegno civile e culturale, in particolare per i giovani - in tanti presenti in Auditorium a Marano, tra cui i rappresentanti del consiglio comunale dei ragazzi - ai quali papà Claudio ha voluto raccontare un Giulio bambino e adolescente molto simile a loro. «Anche Giulio è stato sindaco del Governo dei giovani a Fiumicello - ricorda il padre -, un’esperienza che gli ha insegnato come funziona la vita di una comunità e l’impegno in temi sociali. Alle elementari aveva promosso una raccolta firme per far costruire un campo di basket all’aperto poi realizzato e tuttora utilizzato». Lo slancio «verso gli altri», nell’idea di «a fare la propria parte per rendere questo mondo un posto migliore è stato un tratto della vita di Giulio», hanno raccontato i genitori, ospiti anche a Sovizzo, a un evento voluto da Comune e associazione Noi, col patrocinio della Città della Speranza e della Comunità Sant’Egidio. «Oggi continua a insegnarci la dignità». «Non dobbiamo smettere di ricercare la verità - ha affermato il sindaco di Marano Marco Guzzonato - perché rinunciare significa abituarci al fatto che la dignità della persona umana possa essere calpestata, umiliata e annientata impunemente, con la sovranità di uno Stato democratico e di diritto arresa e subordinata ad altre ragioni». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Dall’Igna

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