<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Dopo i lanci di sedie studenti sentinelle anti-bulli all’Ipsia

L’esterno dell’Ipsia Garbin dove è in atto la sperimentazione
L’esterno dell’Ipsia Garbin dove è in atto la sperimentazione
L’esterno dell’Ipsia Garbin dove è in atto la sperimentazione
L’esterno dell’Ipsia Garbin dove è in atto la sperimentazione

Sentinelle, tutor, controllori, supporter, mentor. Adolescenti, indicativamente dai 15 ai 19 anni, debitamente “addestrati” a scovare e segnalare situazioni di disagio, casi di violenza, prevaricazione, persecuzione, nel mondo reale e in quello virtuale, ovvero bullismo e cyberbullismo. Di nomi, per incasellare la nuova, positiva generazione di studenti del Garbin da qualche mese chiamata a vestire i panni degli educatori, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ciò che conta è il ruolo, strategico nella vita e nei rapporti scolastici, che questi “peer educators”, letteralmente “educatori alla pari”, stanno assumendo nell’istituto professionale di Thiene. Anche in seguito ai recenti episodi di bravate e vandalismi (allievi ripresi con lo smartphone mentre lanciavano sedie durante l’intervallo) il progetto sociale avviato dalla dirigente Marina Maino potrebbe rivelarsi l’asso nella manica nella lotta a comportamenti scorretti e irrispettosi, quando non aggressivi. Dopo la sperimentazione della medesima iniziativa nel campo del profitto, con l’organizzazione di ripetizioni e aiuto compiti tra coetanei più e meno bravi nelle varie materie, ciò che sta avvenendo tra le mura dell’istituto dove studiano 659 studenti è la graduale preparazione di un gruppetto - una trentina di ragazzi attualmente - abilitato a stanare il germe e i frutti malsani del bullismo, facendo da ponte tra le classi e i docenti. Attraverso corsi di formazione specifici, questi tutor teenager sono diventati un punto di riferimento tanto per i compagni, che si rivolgono a loro in caso di vessazioni o problemi, quanto per gli insegnanti (e i genitori) che sanno di poter contare su giovani seri e responsabili. «Certo - riconosce la preside Maino - a volte qualcosa sfugge anche a loro, come gli episodi delle sedie tirate in aula, ma abbiamo fiducia in questo progetto perché, come è concorde ormai tutta la letteratura scientifica sull’argomento, è dimostrato che le “lezioni” e i messaggi hanno molta più presa se arrivano da una persona alla pari, invece che dall’alto». Attivato dall’inizio dell’anno scolastico, il piano educativo ha già portato alla stesura di un decalogo anti bullismo (non postare foto personali, non diffonderle, tenere sempre un linguaggio adeguato, tanto per citare alcune raccomandazioni) appeso nella sede scledense del Garbin, e presto potrebbero arrivare anche spille o targhette identificative per rendere ancora più riconoscibili i “peer educators” nella moltitudine scolastica. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giulia Armeni

Suggerimenti