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Thiene

Atterraggio errato
Allievo ferito
Istruttore a processo

Un paracadutista in un'immagine d'archivio
Un paracadutista in un'immagine d'archivio
Un paracadutista in un'immagine d'archivio
Un paracadutista in un'immagine d'archivio

Nel corso dell’atterraggio indubbiamente qualcosa andò storto. Allievo e istruttore, che si erano buttati assieme con il paracadute, precipitarono al suolo e il primo, che era in posizione inferiore, sbatté violentemente a terra e fu schiacciato dal corpo dell’altro. Lo sfortunato Luca Valente, che all’epoca aveva 37 anni, di Torrebelvicino, subì la frattura di entrambe le gambe e altre lesioni serie. Nel settembre dello scorso anno, l’impiegato morì in un terribile incidente stradale in moto lungo la Vallarsa.

Per quella caduta sportiva, però, l’inchiesta avviata dalla procura è proseguita; e ora il pubblico ministero onorario Isabella Dotto ha chiuso le indagini, citando a giudizio l’istruttore. Roberto Sala, 55 anni, parmense di Collecchio, dovrà presentarsi nei prossimi mesi davanti al giudice di pace. Assistito dall’avv. Riccardo Artelli, dovrà difendersi dall’accusa di lesioni colpose. I famigliari di Valente, assistiti dall’avv. Alessandro Gori, avranno la possibilità di costituirsi parte civile per chiedere un risarcimento dei danni che ritengono di aver subito.

Il singolare infortunio avvenne a Thiene, nell’area riservata dell’aeroporto Ferrarin, il 24 luglio 2013. Come evidenziò lo stesso impiegato quando sporse denuncia, quel giorno si era recato nel centro di paracadutismo “Skydive” per un volo con un istruttore in tandem. Valente ne aveva sentito parlare in maniera entusiasta, aveva visto depliant e locandine, con la fidanzata Andrea, aveva deciso di partecipare. Dopo un briefing iniziale, era salito su un aereo per il suo primo lancio, che sarebbe stato filmato, da 4.500 metri d’altezza. A manovrare il paracadute era Sala; secondo l’accusa, dopo che il volo era proseguito regolarmente, l’atterraggio «in diagonale, a una velocità piuttosto elevata», aveva avuto conseguenze molto serie, a causa di una «manovra errata». Valente era imbragato davanti all’istruttore, in posizione più bassa, e non era riuscito a correre in avanti come gli era stato indicato durante la preparazione; il passeggero era caduto pesantemente ed era rimasto ferito.

Il vicentino era stato ricoverato prima a Santorso, dove era stato operato, e quindi lungamente ad Arco, per la riabilitazione, con una prognosi di diversi mesi. «Mi ero lanciata subito dopo Luca con un altro istruttore - raccontò la fidanzata -. Lo avevo perso di vista, e mi sono accorta in un secondo momento che si era fatto male. Urlava dal dolore, avrebbe potuto morire». Subito dopo l’incidente, la coppia aveva annunciato una richiesta di risarcimento; il centro, con il presidente Giovanni Zanon, si era detto pronto a valutare se interpellare l’assicurazione.

In ogni caso, la famiglia aveva sporto denuncia contro l’istruttore e la procura ha ritenuto che quest’ultimo meriti il processo. In aula sfileranno diversi testimoni, per chiarire che cosa accadde quel giorno, per comprendere le responsabilità e per valutare se il comportamento di Sala effettivamente abbia violato la legge. Sala, davanti al giudice, avrà la possibilità di difendersi dalle accuse e di far valere le sue ragioni.

Diego Neri

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