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Su il sipario sul tempio dei giovani

Il centro servizi “Faber box” inaugurato ieri.  FOTOSERVIZIO D. CISCATONella struttura anche sette biliardi per la didatticaUna delle aule del nuovo centro servizi di via Tito LivioL’omaggio al giornalista e scrittore Pino Marchi
Il centro servizi “Faber box” inaugurato ieri. FOTOSERVIZIO D. CISCATONella struttura anche sette biliardi per la didatticaUna delle aule del nuovo centro servizi di via Tito LivioL’omaggio al giornalista e scrittore Pino Marchi
Il centro servizi “Faber box” inaugurato ieri.  FOTOSERVIZIO D. CISCATONella struttura anche sette biliardi per la didatticaUna delle aule del nuovo centro servizi di via Tito LivioL’omaggio al giornalista e scrittore Pino Marchi
Il centro servizi “Faber box” inaugurato ieri. FOTOSERVIZIO D. CISCATONella struttura anche sette biliardi per la didatticaUna delle aule del nuovo centro servizi di via Tito LivioL’omaggio al giornalista e scrittore Pino Marchi

La Fabbrica Alta stilizzata proietta la sagoma del nuovo Faber box. È stata la storia a forgiare la Schio di oggi, così come saranno i giovani studenti a forgiare il loro destino, proprio come un “faber”. Tutto in un logo che definisce una struttura da capogiro per dimensioni, potenzialità e perché è già viva. Dopo due anni dalla posa della prima pietra è stato svelato il centro servizi di via Tito Livio. LA GIORNATA. Il meeting box era pieno di gente, autorità è studenti. Una sala con quasi 220 posti a sedere che occupa solo metà del piano terra e dà l'idea di quanto grandi siano i 1.000 metri quadri di ogni piano, da moltiplicare per cinque livelli con una volumetria da 20 mila metri cubi. Dopo i discorsi di rito, via alle visite: al piano terra, ecco anche la caffetteria con 70 posti; al primo piano un’immensa e innovativa aula studio da 120 posti; salendo un’ulteriore rampa, uno spazio ancora non attrezzato ma anche la “billiards box”, con sette tavoli da biliardo, in collaborazione con Fibis, Federazione italiana biliardo sportivo, per la didattica legata alle scienze. Al terzo piano, videobox e dramabox: maxischermi per audiovisivi ed un’area per la recitazione. All’ultimo piano, la musicbox, sala prove attrezzata con batteria, tastiera, amplificatori per chitarra, basso e voce ma anche una breakbox per “spezzare” i momenti di studio. Quindi, gli uffici dell’Informagiovani, con vista sui ragazzi per tenere aperto il dialogo. Gli spazi, poi sono intercambiabili: se l’offerta dovrà essere variata per seguire le esigenze, basterà inserire il suffisso -box e tutto (o quasi) sarà possibile. I COMMENTI. Emozionato il sindaco Orsi che con Cariverona (oltre 4 milioni di finanziamento) ha preso per i capelli il progetto 4 anni fa: «L’edificio può spaesare come fece 200 anni fa l’enorme Fabbrica che è diventata la più grande d’Italia. L’ambizioso disegno educativo del campus è nato nel 2003 con l’accentramento di campo da rugby, palestra e centro servizi in un’unica area. Un progetto recuperato anche grazie agli assessori Sergio Rossi e Barbara Corzato. Il bene di una comunità sta sopra le divergenze politiche: un buon progetto va condiviso e difeso. La struttura è innovativa ma la vera innovazione sarà fatta al suo interno». «Trovo un’altra volta un tesoro nel nostro territorio e tra la nostra gente», ha commentato la senatrice Orietta Vanin del M5s. Grande impegno dell’Avis: «I giovani sono il futuro anche per noi e dobbiamo diffondere la cultura del dono del sangue», ha chiuso il presidente Giulio Fabris. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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