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Riesumate le salme di 50 sacerdoti

L’area di sepoltura dei sacerdoti al cimitero di Santa Croce.  FOTO DONOVAN CISCATOL’astronomo don Francesco Faccin, di cui è stata riesumata la salma
L’area di sepoltura dei sacerdoti al cimitero di Santa Croce. FOTO DONOVAN CISCATOL’astronomo don Francesco Faccin, di cui è stata riesumata la salma
L’area di sepoltura dei sacerdoti al cimitero di Santa Croce.  FOTO DONOVAN CISCATOL’astronomo don Francesco Faccin, di cui è stata riesumata la salma
L’area di sepoltura dei sacerdoti al cimitero di Santa Croce. FOTO DONOVAN CISCATOL’astronomo don Francesco Faccin, di cui è stata riesumata la salma

È possibile spostare la storia di una città? È proprio quello che è successo nei giorni scorsi al cimitero di Santa Croce, dove con un'operazione lampo di 48 ore, è stata riorganizzata la “Tomba dei sacerdoti”, dove riposa una cinquantina di prelati che hanno scritto pagine della storia cittadina. L'obiettivo? Fare spazio: «Era una lavoro che andava fatto – commentano gli addetti ai lavori- Ora, siamo a posto per cent'anni, sperando che lo spazio che abbiamo creato resti vuoto il più a lungo possibile». IL LAVORO. Facendo il proprio ingresso nel camposanto cittadino dalla porta principale, bisogna percorrere tutto il viale centrale e raggiungere l'estremità opposta per trovarsi davanti un'intera parete in cui riposa la popolazione ecclesiastica scledense. Si tratta di 45 sacerdoti che negli anni e per diversi motivi hanno avuto a che fare con la Città dell'Omo. Ci sono cappellani ed arcipreti, canonici, salesiani e pure un canossiano che nell'arco di oltre due secoli hanno fatto grande la città. Per comprendere quanto complesso sia il lavoro, basta pensare che il municipio è stato costretto ed emanare addirittura un'ordinanza per garantire che il cantiere si svolgesse in assoluta sicurezza, sia per gli operai impegnati sia per i tanti che visitano la tomba dei prelati e quelle circostanti: «valutato che per tale intervento di portata eccezionale dato il notevole numero di casse che saranno movimentate è necessario disporre di spazi adeguati per allestire il cantiere e operare in sicurezza, con divieto assoluto di accesso nell'area del cantiere e si sepoltura nella parte vecchia del cimitero». Dei resti dei 45 sacerdoti, dopo il lavoro di razionalizzazione degli spazi, sono rimaste 18 salme e 35 cassettine di zinco, con tutta la parte sinistra della grande tomba che è stata liberata completamente. I PRELATI. Monsignor Gaetano Greselin, nato nel 1837, per esempio si trovò ad affrontare una Schio che stava cambiando radicalmente grazie alla rivoluzione industriale ed imprenditoriale dettata da Alessandro Rossi. Sotto questa punto di vista, il prelato si spese in particolar modo per tentare di dare una risposta alla questione della bambine rimaste orfane: trovò una risposta nell'arrivo delle madri Canossiane in città nel 1864. Il canonico scledense Ascanio Busati, nato nel 1814 e deceduto 80 anni più tardi, a causa di una predica effettuata a Genova, che gli costò una vera e propria denuncia da parte dell'allora vescovo Giovanni Antonio Farina ed una tirata d'orecchi da parte della Santa Sede. In pratica, il temperamento di Busati aveva fatto adirare quello che oggi è venerato come santo. Non solo Schio: tra i sacerdoti sepolti c'è anche don Domenico Calvi, che fu attivo anche a Forni di Arsiero dove ancora oggi è ricordato per la ghiacciaia costruita per sua iniziativa. Lui aveva ristrutturato molte opere parrocchiali e fondato una delle prime casse rurali del Veneto. I proventi della vendita del ghiaccio andavano a favore della parrocchia. Tornando in città, impossibile non citare don Francesco Faccin, nato nel 1871 e grande appassionato e studioso di matematica e astronomia che fu ostacolato in una brillante carriera da accademico solo da una salute cagionevole. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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