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«Potature sconsiderate e pericolose»

Il ramo spezzato del pino marittimo di via Fogazzaro che ha danneggiato seriamente due vetture.  M.D.O.
Il ramo spezzato del pino marittimo di via Fogazzaro che ha danneggiato seriamente due vetture. M.D.O.
Il ramo spezzato del pino marittimo di via Fogazzaro che ha danneggiato seriamente due vetture.  M.D.O.
Il ramo spezzato del pino marittimo di via Fogazzaro che ha danneggiato seriamente due vetture. M.D.O.

Dopo il recente schianto del grosso ramo di pino da un'aiuola pubblica di via Fogazzaro, che ha provocato danni a due autovetture parcheggiate, si apre ancora una volta la riflessione sul verde cittadino, sulla sua gestione, sulla sua valorizzazione e sulle prospettive future. A parlarne è l'affermata esperta di progettazione del verde e di giardinaggio naturale Paola Thiella. Cosa ci può dire di questo incidente “verde”? Probabilmente è accaduto per motivi naturali, come un cedimento strutturale o per il fenomeno del “sudden branch drop”, cioè l'improvvisa rottura estiva delle branche. Osservando però lo stato del pinus pinea in questione, forse si poteva compiere un'azione preventiva mettendo il ramo in sicurezza. Spero che questo episodio non diventi pretesto di abbattimenti indiscriminati, quanto piuttosto uno stimolo per pensare realmente alla realizzazione di un Piano del verde urbano, di cui si parla da anni. Ma che non è mai stato redatto. Esatto. Si tratta di uno strumento importante, che dovrebbe essere predisposto da un gruppo di esperti che non siano solo architetti e funzionari, ma anche tecnici competenti sul campo. Questo per realizzarlo al meglio e far sì che finalmente esistano in città norme precise per evitare danni pesanti come alcuni verificati negli ultimi anni. Come ad esempio? I viali alberati capitozzati brutalmente in via Lungo Leogra, che è il caso più recente, ma anche in viale Roma a Magrè o in centro in via Trento Trieste, dove l'anno scorso alla fine uno dei tigli completamente cariato si è schiantato su una casa. Ma sono solo alcuni esempi, troppo spesso assistiamo a potature sconsiderate che non solo non rispettano la pianta, ma creano di fatto un danno economico per il Comune, perchè poi richiedono molta più manutenzione. Perchè si insiste quindi con questi metodi? Le ditte che si aggiudicano gli appalti spesso non hanno al loro interno figure sufficientemente competenti. Anzi molti sono ben consapevoli che capitozzando, oltre a sbrigare la potatura in maniera rapidissima, riescono ad assicurarsi lavoro in modo prolungato. Infatti la pianta tagliata brutalmente, oltre a sviluppare malattie e marciumi, genera in fretta nuovi rami numerosi e deboli, che devono essere continuamente tagliati per evitare che cadano. Con interventi fatti bene invece, occupandosi di diradare le chiome nel giusto modo, si possono aspettare anche dieci anni prima di agire di nuovo. Come dovrebbe essere il Piano del verde urbano? Dovrebbe contenere indicazioni e regole per la progettazione, gestione, esecuzione e manutenzione del verde pubblico e in parte anche di quello privato. Comprendere anche un censimento delle piante e una programmazione relativa ai reimpianti. Servirebbe poi a valorizzare il verde esistente, anche nelle zone più ristrette e centrali, e non solo perchè le piante sono “belle” ma anche perchè ci aiutano a contrastare lo smog. La cultura del verde oggi quindi è sempre più importante? Certo, bisogna informare e sensibilizzare sempre più i cittadini su certi temi, che sono alla portata di tutti, non occorre essere dei plurilaureati. In questo senso da settembre partirà una rassegna con incontri di approfondimento di stampo propositivo, tenuti da esperti, per parlare di giardinaggio naturale, verde pubblico e privato, parchi storici (anche con uscite sul territorio) e molto altro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvia Dal Ceredo

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