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Maxi poster anti-aborto Ora scoppia la polemica

Uno dei maxi poster contro l’aborto posizionati a Poleo dal movimento mariano.  S.D.C.
Uno dei maxi poster contro l’aborto posizionati a Poleo dal movimento mariano. S.D.C.
Uno dei maxi poster contro l’aborto posizionati a Poleo dal movimento mariano.  S.D.C.
Uno dei maxi poster contro l’aborto posizionati a Poleo dal movimento mariano. S.D.C.

Quarant'anni di legge 194 ma ancora le polemiche non si affievoliscono, anzi le questioni relative al diritto all'interruzione di gravidanza e all'autodeterminazione sono oggi di grande attualità. Anche a Schio, dove il Movimento mariano ha installato grandi manifesti contro l'aborto scatenando le proteste da parte di chi invece lo ritiene un diritto acquisito da tutelare e rivendicare. In occasione del 40° anniversario della norma, è partita proprio in questi giorni una grande campagna nazionale promossa dall'associazione ProVita che ha trovato terreno fertile anche in città grazie al Movimento con Cristo per la vita e al Movimento mariano regina dell'amore. Grandi manifesti su camion vela stanno infatti girando per Schio, proponendo forti immagini di feti circondati da scritte del tipo “Non sono un fatto politico, non sono un’invenzione della Chiesa. Sono un bambino, guardami” oppure “Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito”, mentre altri puntano sulle alternative possibili fornendo consigli quali “Se proprio non puoi tenermi con te, dammi in adozione, fammi vivere”. Lo scopo dei promotori è quello ribadire il «fallimento della legge 194 e di ricordare che con l’aborto – sottolinea il portavoce del movimento mariano Pierluigi Bianchi Cagliesi - muore sempre almeno un essere umano, il figlio non voluto di una mamma. Abbiamo scelto immagini forti, solo perché ritraggono la realtà, ignorata o falsificata: un essere umano è già formato a nemmeno tre mesi di vita. Una campagna in difesa dei bambini, che hanno il diritto di vivere. E in difesa delle donne, che per una scelta tragica, per quelle morti assurde, ingiuste, possono patire conseguenze fisiche e psichiche senza che la legge obblighi medici, consultori, ospedali a informarle adeguatamente». L'iniziativa non è certo passata inosservata al Collettivo Starfish che da anni si occupa di questioni di genere, discriminazioni e in particolare di femminismo intersezionale. L'associazione ha condannato duramente la campagna messa in atto. «È inconcepibile e sconcertante vedere che al giorno d'oggi -evidenzia la portavoce Anna Stefani- possano esistere iniziative del genere. Manifesti di una violenza inaudita, che sono vergognosi, tanto più se si considera quanto difficile sia per le donne non solo affrontare, ma anche accedere alla possibilità di aborto». La legge infatti lo garantisce ma spesso le donne si ritrovano in doppia difficoltà. «C'è un’estesa lesione del diritto confermata dal fatto che il 70% dei medici sono obiettori - conclude Stefani - e quindi chi intende abortire o vuole vedersi prescritta la pillola abortiva è costretto a un penoso pellegrinaggio tra ospedali. La campagna di ProVita dimostra solo che c'è ancora tanta strada da fare». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvia Dal Ceredo

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