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La baby collezionista che ama i tasti antichi

Giulia Sbabo posa fra alcuni dei suoi pezzi da collezione. S.D.C.
Giulia Sbabo posa fra alcuni dei suoi pezzi da collezione. S.D.C.
Giulia Sbabo posa fra alcuni dei suoi pezzi da collezione. S.D.C.
Giulia Sbabo posa fra alcuni dei suoi pezzi da collezione. S.D.C.

«Vuoi una bambola? No, preferisco la macchina per scrivere». Da una bambina di 7 anni non ti aspetteresti una risposta del genere. Eppure Giulia Sbabo, quando aveva la metà degli anni attuali, stupì i suoi genitori che l’avevano portata controvoglia ad un mercatino dell’antiquariato, promettendole che le avrebbero comprato qualcosa per tenerla buona. E lei ne approfittò: «Voglio quella cosa lì. Ma cos’è?»

Nell’era già avanzata degli Smartphone, tablet e diavolerie varie, quel relitto in uso nel secolo precedente , una Voss typewriter del 1950, soppiantato dai pc negli anni ’80, la risucchiò in un vortice di passione che non l’ha più abbandonata. Oggi, a 14 anni d’età e 70 macchine per scrivere («mi raccomando il “per”, “da“ è sbagliato...»), Giulia è diventata una collesionista di tutto rispetto, tanto dal meritarsi un’esposizione recente al Lanificio Conte, dove ha portato una ventina dei suoi pezzi, alcuni dei quali veramente pregiati: una Continental del 1904, un’Invicta S del ’29, una Royal del ’20 e una Remington del 1910.

Poi Giulia aggiunge il carico: «Ho un’Olympia del 1940 usata in guerra dalle Ss. In origine aveva il simbolo nazista che poi è stato abraso ma è originale. Ed anche un apparecchio russo militare che non sono riuscita ad identificare meglio».

Come fa una ragazzina di 14 anni, che frequenta la prima all’Ipsia Garbin, indirizzo “moda”, appassionarsi di reperti simili nell’era dei social e della tecnologia sempre più sofisticata? «Non lo so, è stato amore a prima vista. Ho cominciato a metter via i soldi delle mance, dare una mano in casa per aumentare la paghetta, solo per arrivare a comprare, nei mercatini o via internet, quello che mi piaceva». La spesa più folle? «La Continental, pagata 250 euro ma me l’hanno già valutata 450 euro». Un investimento, dunque. Però la passione si diffonde fra amici e conoscenti e qualche pezzo pregiato diventa un regalo: «Un’amica mi ha portato a casa una macchina da Cuba. L’aveva messa in valigia e pesava. Non so come abbia fatto. E poi ho una delle prime macchine per scrivere giocattolo, fabbricata in Svizzera».

Nella sua collezione non mancano le Olivetti, Lettera 22, 32, 44 e 88: Indro Montanelli può riposare tranquillo. C’è chi ne ha preso l’eredità.

Ma Giulia le usa? «Sono tutte funzionanti, trovo i nastri ancora in un negozio di Malo che ne è fornito. Oppure via internet ma quelli originali arrivano a costare anche 25 euro cadauno. Tanto per le mie tasche». Però chiarisce subito una cosa: «Non vendo i miei gioielli, nemmeno uno. Ho ricevuto offerte da collezionisti ma non se ne parla. Semmai sono io che compro, disponibilità permettendo». E le amiche, cosa dicono? Giulia alza le spalle e tira dritto per la sua strada di collezionista in erba.

Mauro Sartori

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