<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ipsia, supera la maturità grazie all’istanza al Tar

L’ingresso dell’Ipsia Garbin di Schio
L’ingresso dell’Ipsia Garbin di Schio
L’ingresso dell’Ipsia Garbin di Schio
L’ingresso dell’Ipsia Garbin di Schio

Chi la dura la vince. È il proverbio che ben si attaglia alla famiglia di Andrea, nome di fantasia, studente di Schio di elettrotecnica dell’Ipsia Garbin, che dopo non essere stato ammesso per due volte all’esame di maturità perché affetto da dislessia e discalculia, aveva fatto ricorso al Tar del Veneto. I giudici considerando l’istanza «non del tutto sprovvista di possibili profili di fondatezza», avevano consentito al ragazzo di sostenere la prova che aveva superato con bravura. Sia quelle scritte che quella orale. Ricevendo i complimenti, tenuto conto della sua indubbia disabilità del linguaggio, e trovando subito occupazione. Restava una questione formale aperta. Perché l’istituto Garbin aveva inserito negli attestati di superamento dell’esame di Stato da parte di Andrea la dicitura «il superamento e la votazione complessiva sono condizionati all’esito dell’eventuale giudizio di appello in Consiglio di Stato». La famiglia aveva presentato un ulteriore ricorso contro il ministero dell’Istruzione (Miur) e lo aveva vinto, perché a suo dire la dichiarazione sopra richiamata costituiva un potenziale pregiudizio per il ragazzo nel momento in cui presentava il diploma ai potenziali datori di lavoro. Dunque, chiedeva l’osservanza e l’applicazione pratica di quanto disposto. Tant’è che da un lato il tribunale amministrativo del Veneto presieduto da Giuseppe Di Nunzio accoglieva l’istanza degli avvocati Elena Fabbris e Gianmartino Fontana per conto di Andrea, ordinando al Garbin di «rilasciare attestati di superamento dell’esame di Stato privi di qualsivoglia formula limitativa», mentre dall’altro nominava commissario ad acta il prefetto di Vicenza nel caso in cui entro trenta giorni l’istituto di Schio non avesse ubbidito all’ordine perentorio dei magistrati. Non ce n’era stato bisogno perché la presidenza del Garbin una volta ricevuta la notifica aveva cancellato la dicitura che richiamava al possibile ricorso al consiglio di Stato per l’appello. Ugualmente, e se n’è discusso nei giorni scorsi a Roma, rimaneva in piedi il ricorso del ministero davanti alla sesta sezione del Consiglio di Stato che si è concluso con la dichiarazione di estinzione del giudizio per il sopravvenuto difetto di interesse. Per la famiglia, stavolta assistita dagli avvocati Gianmartino Fontana e Alessandro Pizzato, il caso era stato superato quando la segreteria dell’Ipsia aveva rilasciato i diplomi originali «senza riserva alcuna». Rimaneva da valutare un’ultimissima questione: le conseguenze risarcitorie, ma sono state superate anch’esse dal fatto che Andrea ha trovato lavoro. •

Ivano Tolettini

Suggerimenti