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Il parroco boccia Salvini «Decreto insicurezza»

La chiesa parrocchiale di Santa Croce.  FOTO DONOVAN CISCATOIl parroco don Guido Bottegal al Campus dei licei
La chiesa parrocchiale di Santa Croce. FOTO DONOVAN CISCATOIl parroco don Guido Bottegal al Campus dei licei
La chiesa parrocchiale di Santa Croce.  FOTO DONOVAN CISCATOIl parroco don Guido Bottegal al Campus dei licei
La chiesa parrocchiale di Santa Croce. FOTO DONOVAN CISCATOIl parroco don Guido Bottegal al Campus dei licei

«Preoccupati dal decreto sicurezza», l'unità pastorale “Schio Est” fa scoppiare la polemica. Tra gli orari di una messa festiva e quelli dei giorni feriali tra le chiese di S. Croce, Ss. Trinità e Piane, il foglietto della terza d'Avvento entra a gamba tesa sul decreto sicurezza che il governo giallo-verde ha licenziato con un occhio di riguardo al tema, particolarmente caro alla componente “verde”, dell'immigrazione. Una presa di posizione che non è passata inosservata in una città come Schio in cui la tematica è molto sentita e dove il portavoce del comitato “PrimaNoi”, Alex Cioni ribatte: «La chiesa non faccia politica». IL FOGLIETTO. Don Guido Bottegal, Domenico Pegoraro e Manuel Loreni che coordinano l'Unità pastorale “Schio Est” hanno pubblicato sul foglietto un testo duro che hanno sottoscritto. Le prime, prestigiose, firme in calce al testo sono però quelle di don Matteo Zorzanello, che guida l'ufficio per la pastorale sociale e del lavoro e di don Enrico Pajarin che con Caritas è in prima fila nell'affrontare le tematiche dei migranti. «Non è una novità la richiesta di una maggiore sicurezza nel nostro paese – un estratto del messaggio-. L' ultima campagna elettorale molto si è giocata su questo tema, soprattutto per la richiesta di tutela e controllo nei confronti dei migranti, percepiti come un pericolo. Il decreto sicurezza si propone di dare una risposta a queste legittime richieste. A una lettura delle disposizioni, a una prima riflessione circa le conseguenze che alcune scelte operative potranno avere nell'immediato, si comprende che il decreto potrebbe creare maggiore confusione, mettendo fisicamente sulla strada molte persone prima accolte in strutture, con la conseguenza di aumentare le situazioni di insicurezza e tensione. Come cristiani ci sentiamo chiamati a esprimere la nostra preoccupazione di fronte a un decreto che rischia di aggravare situazioni di tensione nel paese, che potrebbe relegare sempre più ai margini che già si trova in situazione di bisogno e di ricerca di speranza. Come comunità cristiana, ci sentiamo sempre più chiamati a metterci in gioco». PRIMA NOI. Un messaggio che proprio non è andato giù a Cioni ed al comitato “PrimaNoi”: «Tra preti che esprimono giudizi perentori contro il “decreto sicurezza”, altri che chiudono chiese o non fanno presepi in polemica con il ministro Salvini, siamo al cospetto dell’ennesima entrata a gamba tesa del clero nella politica italiano. Non è una novità, però ci pare che si stia superando il limite. Proprio per la posizione che i parroci rivestono nelle comunità, dai loro pulpiti dovrebbero essere più cauti nell’esprimere giudizi così perentori nei confronti di provvedimenti che hanno l’obiettivo di ristabilire l'ordine. Nessuno sarà cacciato dalle strutture di seconda accoglienza se l'immigrato avrà i titoli per ricevere la protezione secondo il diritto internazionale. Per tutti gli altri in Italia non v’è più posto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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