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Il furioso rogo ferma 60 lavoratori

I vigili del fuoco di Schio all’opera per spegnere le fiamme alla Zanebet. FOTO DONOVAN CISCATOIl titolare dell’azienda con alcune delle dipendenti
I vigili del fuoco di Schio all’opera per spegnere le fiamme alla Zanebet. FOTO DONOVAN CISCATOIl titolare dell’azienda con alcune delle dipendenti
I vigili del fuoco di Schio all’opera per spegnere le fiamme alla Zanebet. FOTO DONOVAN CISCATOIl titolare dell’azienda con alcune delle dipendenti
I vigili del fuoco di Schio all’opera per spegnere le fiamme alla Zanebet. FOTO DONOVAN CISCATOIl titolare dell’azienda con alcune delle dipendenti

Dopo il furioso incendio di domenica, alla Zanebet di Torrebelvicino scatta uno stop forzato per il lavoro e la sessantina di dipendenti. L'azienda dovrà attendere almeno un paio di settimane prima di poter riavviare la produzione di pantaloni di alta gamma in cui è specializzata, in Italia e all’estero.

Il capannone di via Verdi, nella frazione di Pieve, è completamente bruciato insieme a tutto quello che conteneva: almeno una cinquantina di macchine da cucire e da taglio, apparecchi speciali, plot; tutti i rotoli di stoffe pregiate, i capi in lavorazione e quelli già pronti per le spedizioni, oltre a tutto il contenuto degli uffici, ridotti in cenere. In pratica solo i muri e il tetto si sono salvati, ma anche quelli dovranno essere oggetto di una bonifica prima di poter tornare ad essere utilizzabili. Il danno stimato si aggira intorno al milione di euro, fortunatamente l'azienda risulta assicurata.

Ieri mattina i vigili del fuoco sono tornati sul luogo dell'incendio, per compiere ulteriori verifiche, in particolare sulle cause che hanno innescato il rogo, riconducibili comunque ad un corto circuito elettrico. Nel frattempo il poco materiale salvato dalle fiamme è stato trasferito in un altro luogo. «Per fortuna ci sono persone generose – sottolinea Edoardo Bettanin, titolare della Zanebet - e un amico imprenditore mi ha prestato un capannone, ubicato sempre qui a Torrebelvicino, dove intanto abbiamo portato il materiale. Non ci sono comunque macchine utilizzabili. Per quelle ho già preso contatto con il mio fornitore, cercando di ottenerne una serie in prestito o in affitto, in modo da poter ripartire al più presto con il lavoro». Gli ordini ci sono «ma non si possono far aspettare i clienti. Avevamo già tantissimo materiale finito che doveva solo essere spedito ed è andato in fumo, non si può attendere». La famiglia Bettanin sta cercando di rimettersi in sesto nel capannone temporaneo, nell'ottica però di rientrare al più presto nella sede bruciata. «Su questo non ci sono dubbi – continua il proprietario - vogliamo tornare lì ma prima bisogna risistemare tutto l'edificio. Cercheremo di farlo il più in fretta possibile», anche perché la ditta attende l’arrivo di una consistente partita di nuovi macchinari di grandi dimensioni, che aveva ordinato prima dell’incidente e che potranno trovare spazio solo nell’edificio da mille metri quadrati di via Verdi.

Il capannone dovrà essere preso per mano completamente: le vetrate sono esplose, l'impianto elettrico fuori uso, tetto e muri presentano danni da combustione ed ampie parti si sono colate per il forte calore. L’incendio era scoppiato nelle prime ore di domenica. Per spegnerlo sono intervenute cinque squadre dei vigili del fuoco.

Silvia Dal Ceredo

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