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Gori non vota: «Minacce dalla Lega»

Il sindaco Orsi (in basso) guarda allibito Gori che abbandona la sala consiliare
Il sindaco Orsi (in basso) guarda allibito Gori che abbandona la sala consiliare
Il sindaco Orsi (in basso) guarda allibito Gori che abbandona la sala consiliare
Il sindaco Orsi (in basso) guarda allibito Gori che abbandona la sala consiliare

«Io, leghista minacciato dal Carroccio». C’è stato un momento nel consiglio comunale dell’altra sera in cui anche chi non riusciva più a seguire il pur interessante e acceso dibattito sul rendiconto 2017, non ha potuto fare a meno di fare un balzo sulla sedia. È accaduto, in maniera sorprendente, all’ora delle dichiarazioni di voto e non nel “botta e risposta” tra opposizione e giunta che, spesso, regala accesi confronti. Il capogruppo (candidato sindaco e ora nonché unico esponente) della Lega Nord, Alessandro Gori, dopo aver valutato positivamente, pur con qualche tirata d’orecchi, il lavoro contenuto nelle pagine redatte dalla giunta, si avviava verso il termine dell’intervento con una dichiarazione di voto che, per uno spettatore attento, avrebbe potuto coerentemente essere favorevole o, al più, di moderata astensione. Ed invece la sorpresa: «Sul voto mi trovo in difficoltà – ha esordito Gori, spiazzando l’auditorium -. Ho le idee molto chiare su come dovrei votare ma, siccome sono stato minacciato di provvedimenti nei miei confronti nel caso non avessi seguito la linea e dato che, però, nessuno mi ha detto quale linea avrei dovuto seguire, ho deciso, per non sbagliare, di non votare. Non è che mi astengo, esco proprio dall’aula». E, dopo questa affermazione, l’esperto consigliere ha abbandonato temporaneamente la sala tra lo stupore generale. Stupore e anche un’ironia nemmeno troppo celata, specie tra i banchi della sinistra consiliare che attendono gli sviluppi di quella che sembra una breccia nel partito che, dopo le politiche del 4 marzo, è tornato il primo a Schio sfiorando il 30%. «Ma quali minacce? - si chiede Ilenia Tisato, segretario del Carroccio scledense che era presente tra il pubblico -. Recentemente Gori ha deciso di votare a favore del bilancio senza condividere la scelta. Forse si è dimenticato che la Lega è un partito di opposizione; ormai a Schio credono che facciamo parte della maggioranza. Con questo non dico che l’operato della giunta si debba contestare a prescindere, ma si tratta di decisioni da condividere con il partito. Per questo abbiamo chiamato Gori e glielo abbiamo fatto notare. Si è offeso ma, ripeto, non abbiamo minacciato nessuno perché non fa parte del nostro modo di fare politica. Forse si vuole sfilare e deve trovare un capro espiatorio». Gori, però, non ci sta: «Sono più leghista di tutti gli altri – commenta il giorno dopo -. Forse sono gli altri che non capiscono come gestire le cose. E le cose sarebbero molto semplici: c’è un consiglio direttivo con un segretario e i rappresentanti nel consiglio comunale. Nell’ultimo mandato uno. C’è anche un regolamento interno, che prevede la gestione condivisa della politica cittadina. Bene, dal 2014, quando mi sono insediato, non sono mai stato chiamato una volta. Io, quindi, ho sempre votato secondo coscienza seguendo il mio animo leghista. E mi sono sempre astenuto. In una delle ultime votazioni, dopo aver esaminato il bilancio, cosa che faccio approfonditamente da 20 anni, ho deciso di dare voto favorevole e nessuno mi ha detto nulla, salvo chiamarmi mesi dopo per rimproverarmi. Coordinarsi significa altro. Io mi sento molto leghista e forse altri devono farsi delle domande, perché in questi anni ho lavorato da solo: ho presentato molte interpellanze e mozioni spesso approvate, con grande dispendio di energie personali. Mai dalla sezione che mi sia arrivata una segnalazione. Anzi, una volta mi hanno passato una mozione ed era sbagliata nel merito. Resto sempre disponibile alla collaborazione, perché sono e resterò leghista». Dopo una discussione durata oltre un’ora e mezza, il rendiconto è stato approvato con 14 voti a favore, 5 contrari e due astenuti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

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