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Centro in balia dei teppisti Ad agire sono tre bande

Controlli dei carabinieri nell’area verde del Castello, uno dei luoghi di ritrovo delle gang giovanili e di spaccio.  STELLAIl ritrovo per eccellenza delle bande di piazza Falcone e Borsellino.  STELLA
Controlli dei carabinieri nell’area verde del Castello, uno dei luoghi di ritrovo delle gang giovanili e di spaccio. STELLAIl ritrovo per eccellenza delle bande di piazza Falcone e Borsellino. STELLA
Controlli dei carabinieri nell’area verde del Castello, uno dei luoghi di ritrovo delle gang giovanili e di spaccio.  STELLAIl ritrovo per eccellenza delle bande di piazza Falcone e Borsellino.  STELLA
Controlli dei carabinieri nell’area verde del Castello, uno dei luoghi di ritrovo delle gang giovanili e di spaccio. STELLAIl ritrovo per eccellenza delle bande di piazza Falcone e Borsellino. STELLA

Mauro Sartori Karl Zilliken Ci sono altri tre componenti da identificare della gang che ha sparato (a salve) contro un 17enne nomade nei pressi di piazzale Divisione Acqui l’altro pomeriggio. LE INDAGINI. Ai tre denunciati (la posizione della minorenne kossovara è stata stralciata e non risulta fra i nomi di quelli deferiti per minacce ed esplosioni pericolose), se ne potrebbero presto aggiungere altrettanti perché, dalle testimonianze raccolte, erano almeno in sei quelli che hanno aggredito, minacciato di morte il minorenne e poi hanno sparato un paio di colpi contro di lui con una simil Beretta. Le indagini quindi sono tutt’altro che concluse. Peraltro emerge la figura del capobanda, quel M.E. marocchino di 25 anni che, guardacaso risiede a Ss. Trinità, vicino appunto al domicilio della famiglia nomade con cui deve avere qualche conto in sospeso. Il giovane ha una sfilza di precedenti fra cui un arresto per spaccio di droga in centro storico in combutta con un connazionale e un’aggressione per rapina in una galleria del cuore cittadino, quando con altri due complici picchiò un senegalese, per strappargli portafogli e cellulare. Qualche passante chiamò il 112 e la pattuglia dei carabinieri arrivò subito sul posto, beccando i tre che stavano fuggendo. Avevano con sé hashish. LE BANDE. Quelle che agiscono e si ritrovano in centro sarebbero tre bande di giovani, con commistioni fra di loro, ritrovi in piazza Falcone e Borsellino e nell’area verde del Castello. Ad esempio in questi giorni i militari hanno portato in caserma uno di loro, sospettato di aver commesso due furti ai danni del chiosco del Castello e di quello dell’“arsenale” nel lungo Leogra di Magré. Il tipo sarebbe anche un componente della gang che vandalizzò il centro storico la notte di domenica 3 giugno, imbrattando con svastiche e disegni osceni il monumento all’Arma di via Baratto, danneggiando diverse auto in sosta, vetrine di negozi e altro ancora. LA PIAZZA. I residenti della piazza Falcone e Borsellino e chi lavora in loco vedono le panchine gialle ogni giorno. Qualcuno, ormai, conosce molto bene i ragazzi che per lungo tempo le hanno animate e le loro abitudini. Anche perché la piazza a due passi dal centro si Schio, per questi ragazzi, è una seconda casa. Lì si sentono sicuri e proprio da lì scorrazzano per tutto il centro, dal Castello alla Valletta. La voglia di parlare c’è ma solo dietro la promessa dell’anonimato. Un nome ed un cognome, infatti, potrebbero creare problemi; dietro l’angolo potrebbe esserci una ritorsione. C’è chi si è esposto e ci ha messo la faccia anche tramite denunce e, ora, vuole mantenere il profilo più basso possibile. «I controlli sono continui, ma sembra che i ragazzi si divertano: provocano gli agenti. Non stanno più nelle panchine: in quella zona non sono più segnalati degrado e rifiuti. Si sono spostati vicino al palco per le manifestazioni estive. Si tratta di un gruppo di 20 persone che, ora, si sposta in bici. Se si sentono in difficoltà, basta una telefonata e arrivano i rinforzi nel giro di pochi istanti. Quando vedo passare qualcuno con il cappuccio della felpa e con un cappellino calcato, mi sale l’ansia. Vedo i residenti che, per evitare questi ragazzi, sono costretti a fare il giro lungo per raggiungere le auto: non si può vivere così». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori Karl Zilliken

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