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Massacra il padre e va a giocare in sala slot

I carabinieri davanti alla palazzina di via Beschin 33/A.  FOTO TROGU
I carabinieri davanti alla palazzina di via Beschin 33/A. FOTO TROGU
I carabinieri davanti alla palazzina di via Beschin 33/A.  FOTO TROGU
I carabinieri davanti alla palazzina di via Beschin 33/A. FOTO TROGU

Mentre il medico e gli infermieri del Suem soccorrevano suo padre dopo il brutale pestaggio, Salvatore Pangallo giocava alle slot machines. Dopodiché ha preso un treno per Verona ed è tornato il giorno dopo a Montecchio, dove è stato intercettato da una pattuglia dei carabinieri vicino alla caserma. A quel punto è scattato il fermo con l’accusa di tentato omicidio aggravato ed è stato portato al comando provinciale. Qui ha ammesso di aver avuto «una discussione e uno scatto d’ira durante il quale ho colpito 3-4 volte mio padre con una sedia». Non ha però mai chiesto se fosse ancora vivo. Due ore dopo, Pangallo è stato accompagnato in una cella del carcere a San Pio X. L’AGGRESSIONE. I carabinieri del nucleo investigativo sono convinti di aver ricostruito quasi interamente la drammatica vicenda accaduta giovedì mattina nell’appartamento al civico numero 33/A di via Beschin. Francesco Pangallo, 89 anni, e il figlio, di 49, rimangono soli in casa e cominciano a litigare per questioni economiche. Il rapporto tra i due è tutt’altro che idilliaco, soprattutto da quando Salvatore ha smesso di lavorare in conceria e da circa 4 anni è senza occupazione. L’unico interesse dell’arrestato paiono essere le slot machines e chiede spesso ai genitori il denaro necessario per soddisfare il desiderio di giocare. Giuseppa Morabito, quindici anni più giovane del marito Francesco, che fa spesso da paciere tra i due, è uscita per fare la spesa. I toni tra padre e figlio si alzano fino a quando Salvatore perde la testa, afferra una sedia della cucina e inizia a colpire il genitore costretto sulla sedia a rotelle. Il pensionato prova a difendersi, ma viene raggiunto alla testa più volte e cade sul pavimento. Quando Morabito rincasa, attorno alle 11, trova il figlio accovacciato sul padre in mezzo a un lago di sangue. La donna, sotto choc, chiede cos’è successo. Quando vede la madre, Salvatore pare avere un piccolo ravvedimento, ma poi inforca la porta di casa borbottando qualcosa. Spegne il cellulare e da quel momento fa perdere le proprie tracce. Morabito lancia immediatamente l’allarme. Il personale del Suem soccorre l’anziano che versa in fin di vita e lo trasporta all’ospedale San Bortolo. Gli vengono riscontrate fratture al cranio e in altre parti del corpo e viene ricoverato nel reparto di rianimazione: le sue condizioni sono disperate. La violenta aggressione viene segnalata ai carabinieri che accorrono in via Beschin e danno il via alle ricerche. LA SALA SLOT E LA FUGA. Salvatore, che prima di andarsene da casa ha arraffato poco più di 300 euro, va a giocare all’Admiral club di Montecchio. Al momento, non è chiaro per quanto tempo rimanga lì. È invece certo che abbia vinto circa 1.500 euro. Poi raggiunge la stazione e sale su un convoglio diretto a Verona. Trascorre la notte in un albergo e venerdì fa ritorno a Montecchio. I carabinieri lo stanno cercando in tutte le sale slot e nelle stazioni ferroviarie del Vicentino, del Veronese e del Padovano e hanno messo al corrente anche i colleghi di Afrigo perché Salvatore potrebbe essere tornato nel paese in provincia di Reggio Calabria dove è nato. Dopo trentuno ore di buio, il sospetto riappare dal nulla attorno alle 18. Un equipaggio dei militari lo nota mentre cammina per la strada a un centinaio di metri dalla caserma della tenenza di Montecchio. Salvatore viene preso in consegna e trasferito subito dopo al comando provinciale di via Muggia in città. LE AMMISSIONI. Il presunto aggressore viene ascoltato per circa due ore dal comandante provinciale, il colonnello Alberto Santini, e dal tenente colonnello Giuseppe Bertoli, che guida il nucleo investigativo. Salvatore sottolinea che stava andando a costituirsi e racconta quello che era successo la mattina precedente nell’abitazione di famiglia. Mette inoltre al corrente dei suoi spostamenti i militari, che stanno cercando riscontri. In tasca ha ancora una parte della vincita. I carabinieri informano il pubblico ministero Serena Chimichi, che coordina le indagini. Poi Salvatore Pangallo, che è difeso dall’avvocato Luigi Rizzo, viene portato al carcere “Del Papa”. Qui, alle 9 di domani, verrà interrogato dal giudice Matteo Mantovani. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valentino Gonzato

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