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Irregolare, non si cura Morto il “custode” di Alte

La piazza di San Paolo ad Alte di Montecchio dove si era inserito Daniel Obeng. MASSIGNAN
La piazza di San Paolo ad Alte di Montecchio dove si era inserito Daniel Obeng. MASSIGNAN
La piazza di San Paolo ad Alte di Montecchio dove si era inserito Daniel Obeng. MASSIGNAN
La piazza di San Paolo ad Alte di Montecchio dove si era inserito Daniel Obeng. MASSIGNAN

Giorgio Zordan Era arrivato in Italia dal Ghana parecchi anni fa con tante speranze e presto aveva trovato lavoro in conceria. Occupazione che però in seguito, complice la crisi, aveva perso. E per lui è cominciata una vita ai confini della legalità nella speranza di trovare nuovamente un posto che potesse rimetterlo in regola con le normative sulla permanenza nel nostro Paese. Ma così non è stato. Si è arrangiato con lavori saltuari e quando è sopraggiunta la malattia, per il timore di essere rimpatriato, ha rinunciato a cure appropriate. Una scelta, dettata da paura, che ha pagato con la vita. La sua figura, in questo tempo, non era passata inosservata. Assiduo frequentatore della chiesa di San Paolo, ad Alte, di sua volontà si occupava del decoro della zona, tenendo pulito il sagrato, finché le forze gliel’hanno permesso. È una storia di sogni e determinazione, ma senza lieto fine, quella di Daniel Obeng, 58 anni, una quindicina dei quali vissuti a Montecchio, spentosi nei giorni scorsi all’ospedale di Arzignano. Non aveva famiglia, ma una rete di persone che gli sono state accanto e che lo saluteranno sabato nella chiesa di San Paolo. Per potergli fargli visita, poi, dovranno però recarsi ad Arzignano: a Montecchio infatti non è stato possibile, visto il regolamento di polizia mortuaria, dargli sepoltura. In questi giorni la comunità ghanese sta raccogliendo una colletta per riuscire a pagare il funerale. «Per noi - ha dichiarato il responsabile Gyasi Kwabena - è un dovere morale provvedere al suo funerale visto che viveva solo e aveva difficoltà economiche. Anche se non frequentava, se non saltuariamente, la nostra comunità. Lo conoscevo solo di vista e ho saputo in questi giorni che gli era scaduto il permesso di soggiorno e non aveva potuto rinnovarlo. Quando ad ottobre si è sentito male s’è recato all’ospedale, ma quando è stato dimesso aveva paura di essere rintracciato e rimpatriato, così ha rinunciato ad alcune terapie. In seguito s’è aggravato e a dicembre è stato nuovamente ricoverato ad Arzignano dove poi è deceduto. Per quanto riguarda la sepoltura, Montecchio o Arzignano per noi non fa differenza: l’importante è che possa riposare in un cimitero consacrato». In piazza San Paolo c’è qualche commerciante che se lo ricorda armato di ramazza che puliva il fogliame dal sagrato. «Era un assiduo frequentatore della nostra chiesa - conferma il parroco don Guido Bottega –. Veniva sempre alla messa delle 7.30. Una persona disponibile. Volontariamente, quando vedeva il sagrato in disordine, si armava di scopa e puliva. Era un cattolico praticante. La comunità ghanese ci ha chiesto la disponibilità per il funerale e gliela abbiamo accordata. Dopo la liturgia funebre ci sarà una breve commemorazione in cimitero mentre alla sera, secondo le loro usanze, si ritroveranno nella sala parrocchiale per ricordarlo con un piccola festa. Il loro amico infatti è salito in paradiso, e questo è motivo di festa perché è andato in un posto migliore. Con la comunità del Ghana, come con quella del Burkina Faso e della Nigeria, abbiamo ottimi rapporti. Sono rimasto amareggiato per la mancata sepoltura a Montecchio visti i tanti anni che ha vissuto qui. Certo, le leggi vanno rispettate, ma credo che la sacralità della morte meriti ugual considerazione». «Il regolamento comunale - spiega il sindaco Milena Cecchetto - prevede che la sepoltura a terra venga concessa solo ai residenti, salvo deroghe per soggetti che abbiano vissuto per la maggior parte della loro vita a Montecchio e siano deceduti altrove. I nostri uffici hanno giustamente seguito la regola che vale per tutti, italiani e stranieri, così come la segue nel caso in cui una persona sia deceduta a Montecchio e nessuno ne reclami il corpo. Non è questione di soldi o di razza: il Comune e i suoi dipendenti seguono quanto dettato da leggi e regolamenti e quando hanno potuto, sono sempre intervenuti». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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