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«Io, uomo, malato di tumore al seno» In provincia 20 casi

Una delle sale più temute dai pazienti che qui scoprono la verità sulla loro malattia. ARCHIVIO
Una delle sale più temute dai pazienti che qui scoprono la verità sulla loro malattia. ARCHIVIO
Una delle sale più temute dai pazienti che qui scoprono la verità sulla loro malattia. ARCHIVIO
Una delle sale più temute dai pazienti che qui scoprono la verità sulla loro malattia. ARCHIVIO

«Ho avuto un tumore alla mammella», nulla di strano purtroppo, se si considera che la neoplasia al seno è la più frequente in assoluto per incidenza nella popolazione femminile. La stranezza è che questa affermazione arriva da un uomo. Guido ha 55 anni e vive nel Vicentino. E il suo non è un caso così raro perché, contrariamente a quanto si possa pensare, questo tipo di cancro colpisce in media un uomo ogni cento donne. La Fondazione Veronesi parla di 300 nuovi casi all’anno, ma il trend sembra in crescita. «Mi sono accorto che qualcosa non andava una sera, mentre infilavo il pigiama – prosegue Guido –, ho sentito improvvisamente un nodulo e mi sono subito rivolto al medico di famiglia. Il dottore mi consigliò di approfondire gli esami. Non ero particolarmente preoccupato, ero certo che si trattasse di qualcosa di facilmente risolvibile. E invece il responso fu terribile: avevo il cancro. Ero incredulo e, devo dire, anche sotto shock perché mai mi sarei aspettato che il tumore al seno colpisse noi, ma solo le donne». Guido è stato seguito dalla Breast Unit Ulss 8 Berica dell’ospedale di Montecchio Maggiore con la conseguente operazione e la chemioterapia e, ovviamente, esegue dei controlli periodici per monitorare la situazione. «Negli ultimi due-tre anni sono una ventina gli uomini che seguiamo nel nostro Centro Donna – afferma il primario Graziano Meneghini – e la loro età varia dai 30 ai 70 anni. Certo questa neoplasia non è frequente per i maschi ma si verifica. Quando accade rimangono molto sorpresi perché la maggior parte è convinta che il tumore alla mammella sia solo appannaggio femminile. Proprio per questo motivo alcuni arrivano da noi quando il cancro è in fase avanzata e quindi si deve intervenire con l’asportazione totale. La loro reazione è diversa da quella delle donne perché, essendo la mammella più piccola, è meno visibile e quindi l’intervento si rivela meno invasivo anche da un punto di vista estetico». Attualmente sono circa cinquemila le pazienti seguite dal dipartimento senologico dell’ospedale castellano che può contare anche su una stretta collaborazione del Comitato Andos Ovest Vicentino. Molte di loro hanno tante storie da raccontare, sul loro percorso di malattia e riabilitazione. È il caso di Luciana che ha scoperto il cancro a 74 anni. «Al primo impatto sono rimasta sgomenta - racconta - ma quando ho cominciato la chemioterapia ho conosciuto altre compagne di viaggio non ho potuto far altro che ammirare il loro coraggio e la loro forza e mi sento onorata di far parte del gruppo Andos». Oppure Giulia che ha avuto due tumori, uno al seno e uno al cervello. «Quando dicevo alle mie amiche del Comitato di non venire in ospedale, loro non mi ascoltavano e si presentavano sempre, dandomi tanto affetto e sorrisi». Ma anche Lisa che ha fondato un gruppo speciale dell’Andos, le “wonder woman”: «Ci siamo conosciute tutte nella sala dove facevamo chemio – spiega -. Ognuno ha combattuto la propria guerra e che l’ha vinta con “poteri speciali”. Sappiamo cosa vuol dire affrontare le cure che ti annientano fisicamente e psicologicamente e sappiamo guardare avanti come se tutto fosse normale. Il percorso di guarigione è lungo ma tutto è facilitato dalla nostra amicizia». Messaggi di coraggio e speranza, messaggi di forza e voglia di farcela. Sono stati tutti raccolti, con altre testimonianze, nel libro “Andos è… darsi la mano. Venti anni di solidarietà al servizio delle donne”, scritto proprio per festeggiare i due decenni della fondazione dell’associazione, nata nel 1998. Anni di crescita importante, difficili ed entusiasmanti, e oggi, grazie all’appoggio dell’Ulss e anche dei Comuni ma soprattutto dei tanti volontari, tutti insieme che si sono impegnati perché l’associazione diventasse una realtà concreta nel territorio e un concreto appoggio alle donne. Donne che oggi sanno di poter contare, oltre che sull’equipe di medici e infermieri, anche sul sostegno dell’Andos. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Pieropan

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