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Fumetto sulle foibe scatena la guerra tra Anpi e Comune

Una delle “foibe” carsiche risalenti al periodo tra il 1943 e il 1947
Una delle “foibe” carsiche risalenti al periodo tra il 1943 e il 1947
Una delle “foibe” carsiche risalenti al periodo tra il 1943 e il 1947
Una delle “foibe” carsiche risalenti al periodo tra il 1943 e il 1947

Polemica tra l’associazione partigiani di Montecchio Maggiore e l’amministrazione comunale. A scatenare la diatriba è stata, in queste ultime ore come strascico al “Giorno del ricordo”, l’annunciata donazione da parte del Comune agli alunni di terza media del libro a fumetti “Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un’italiana”. Dono che l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan ha già dichiarato di voler distribuire in tutte le scuole del Veneto. IL LIBRO-FUMETTO. Il “Giorno del ricordo”, che ricorre il 10 febbraio di ogni anno, fu istituito dal Parlamento con legge del 2004 per ricordare i massacri delle foibe. Tra il 1943 e il 1947 in Istria migliaia di vittime italiane - tra le 5 mila e le 12 mila, secondo le stime - furono massacrate dai partigiani slavi di Tito e gettate nelle locali cavità carsiche, dette “foibe”. A Norma Cossetto, studentessa 23enne istriana catturata, seviziata e infoibata ancora viva, medaglia d’oro nel 2005, è dedicato il libro-fumetto di Emanuele Merlino con disegni di Beniamino Delvecchio. L’ANPI. L’associazione partigiani di Montecchio, in merito alla scelta del Comune, esprime «sconcerto e indignazione». Il direttivo castellano sostiene che quella in questione è «una pubblicazione che, lungi dal restituire una visione obiettiva dei fatti che portarono alla morte di Norma Cossetto, distorce la realtà storica e offre una visione apertamente schierata su posizioni neofasciste. L’opera è un coacervo di distorsioni, di manipolazioni e di palesi falsità, unite a un lessico retorico, tronfio e nazionalista che ricorda quello del Ventennio mussoliniano; le immagini, inoltre, appaiono talora di inaudita violenza». L’Anpi contesta fortemente il contenuto del libro. «La Grande Guerra è ridotta a due scarne pagine di esaltazione nazionalistica. Il regime che pose fine alle libertà fondamentali, che torturava e massacrava i dissidenti, che aggredì l’Etiopia e promulgò le leggi razziali viene ricordato per le bonifiche delle paludi pontine. Infine un grande silenzio sull’aggressione italiana alla Jugoslavia nel 1941, sui campi di concentramento italiani, sulle stragi perpetrate dagli italiani durante l’occupazione». Per l’Anpi, insomma, si tratta di un volume dal «valore storico nullo. Sta ai docenti la scelta degli strumenti didattici più adeguati». IL COMUNE. Secca la replica del Comune. «Coloro che oggi protestano per questo fumetto - risponde il sindaco Milena Cecchetto - sono gli stessi che con una raccolta firme si opposero all’intitolazione di via Martiri delle foibe quando Montecchio era guidata da una giunta di centrosinistra. Dispiace constatare che l’Anpi si ostini a voler creare attorno alle iniziative per il “Giorno del ricordo”, un clima da guerra civile condito da inesattezze, falsità e calunnie. Il libretto è stato presentato alla Camera dei Deputati e rientra in una collaborazione nazionale con la Federesuli e quest’anno la Regione, assieme all’Usr, ha ritenuto opportuno distribuirlo nelle terze medie che ne hanno fatto richiesta. Abbiamo solo appoggiato il progetto dell’assessore Donazzan». E aggiunge: «Registriamo la volontà di distogliere l’attenzione dai crimini perpetrati dai partigiani comunisti titini da quello che è stato un olocausto subito dai nostri connazionali colpevoli solo di essere italiani. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recentemente affermato che “non si trattò - come qualche storico negazionista o riduzionista ha voluto insinuare - di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni”». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Zordan

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