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«Ex discariche, tutti devono pagare»

«La questione discariche non deve essere un pensiero solo di Montecchio, ma di tutti i Comuni che negli anni hanno conferito i rifiuti». Sono le parole dell’assessore all’ambiente castellano, Gianfranco Trapula, nell’affrontare un tema complesso come quello della gestione delle discariche dopo la loro chiusura. In città ne sono presenti tre, tutte posizionate a nord di Montecchio. Due di loro sono salite alla ribalta nei giorni scorsi: una per i ritrovamenti di rifiuti lungo il cantiere della Superstrada Pedemontana Veneta e l’altra, l’ex discarica Paulona, per la querelle fra Comune e Provincia su chi si debba occupare del suo controllo. Si tratta di impianti chiusi da anni, con estensioni variabili. Solo tra la discarica Pontesello e la discarica Paulona si parla di una superficie di circa 110 mila metri quadri. Per farsi un’idea, 16 campi da calcio. A questi va aggiunta l’ex cava Bozzetti, di cui non esiste un dato certo sull’estensione. DISCARICA PONTESELLO. Si trova in via Molinetto, venne aperta negli anni Settanta su autorizzazione della Regione e chiusa nel 1999. In totale ha una superficie di quasi nove ettari, suddivisi in vari lotti, e venne utilizzata per il conferimento dei rifiuti solidi urbani. «Negli anni venne gestita prima da Aim, poi da Mbs e infine da Agno Chiampo Ambiente - afferma Trapula - ed era al servizio del bacino del consorzio Ciat. Quando venne chiusa la legge stabiliva che la gestione post mortem durasse 10 anni, e quindi le tariffe prevedevano questa scadenza. Successivamente la normativa è cambiata e oggi ha una durata di 30 anni. In pratica dovrà essere controllata fino al 2030, con inevitabili costi economici che non devono gravare solo sulla nostra città, ma su tutti i Comuni che l’hanno usata». Tre anni fa era emersa l’urgenza di intervenire poiché la discarica si era affossata e l’acqua piovana si accumulava creando un ristagno di percolato. Agno Chiampo Ambiente aveva stretto un accordo con la Società Pedemontana per il trasporto di materiale di cantiere. La situazione era stata risolta temporaneamente, ma il livello di percolato va continuamente monitorato. EX CAVA BOZZETTI. Venne aperta negli anni ’60 e abbandonata vent’anni dopo. Da un punto di vista geografico si trova accanto a quella di Pontesello ma, come chiarisce l’assessore all’ambiente, era di proprietà privata. Oggi viene definita “incontrollata” perché durante la sua attività non esistevano leggi specifiche in materia ambientale. L’ex cava venne intercettata prima dal cantiere Anas, durante la costruzione della variante alla Sp 246, e più recentemente dalla Pedemontana. Nel 2015, durante i lavori della Spv, era venuto alla luce un fronte lungo 180 metri, ma l’estensione è probabilmente superiore. Dalle analisi, eseguite in entrambi i casi, risultò che non si trattava di rifiuti pericolosi, ma indifferenziati. All’epoca l’Anas asportò quintali di rifiuti e fece interventi per il percolato; ora con i lavori della Spv verrà edificato un muro di contenimento, limitato però alla zona di cantiere. DISCARICA PAULONA. Si trova in via Enrico de Nicola, ha un’area di 22 mila mq e, su autorizzazione della Provincia, rimase aperta dal 1986 al 1992 per accogliere terre di fonderia. La società proprietaria, la G.M. srl di Danilo Chemello, di fatto non esiste più e quindi manca un gestore che se ne occupi. Due anni fa il Comune era intervenuto per evitare che il ristagno producesse delle contaminazioni nel terreno e recentemente ha chiesto un intervento della Provincia. Dopo un botta e risposta fra i due enti la situazione sembrerebbe avviata a una soluzione. «L’obiettivo è uno: risolvere insieme il problema - conclude Trapula -, non possiamo gestire solo noi queste discariche ed è giusto che se ne prendano carico anche gli enti competenti. Non se ne deve occupare un Comune solo perché l’area si trova nel proprio territorio. È una questione sovracomunale e come tale va affrontata». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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