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«Incomprensibili le critiche Unesco»

Il complesso di Villa Caldogno è tornato prepotentemente alla ribalta per le critiche dell’Unesco. ARCHIVIO
Il complesso di Villa Caldogno è tornato prepotentemente alla ribalta per le critiche dell’Unesco. ARCHIVIO
Il complesso di Villa Caldogno è tornato prepotentemente alla ribalta per le critiche dell’Unesco. ARCHIVIO
Il complesso di Villa Caldogno è tornato prepotentemente alla ribalta per le critiche dell’Unesco. ARCHIVIO

«Restiamo in attesa di note ufficiali, per ora abbiamo solo queste poche righe, stiamo cercando di capire».

È spiazzato e non poteva essere altrimenti, il sindaco di Caldogno Nicola Ferronato, dopo il voto negativo espresso dagli ispettori dell'Unesco sullo stato della villa palladiana simbolo del territorio.

Un giudizio severo, “il trattamento riservato non è all'altezza del valore delle ville”, si legge nella relazione finale, che arriva a conclusione della missione in terra berica degli esperti dell'organismo di tutela.

I professionisti di Icomos, salvando la città di Vicenza, non hanno risparmiato dure critiche a due delle ville della Provincia giudicate, per opposti motivi, non in linea con i canoni Unesco.

Villa Forni Cerato a Montecchio Precalcino, sotto la lente perché in degrado e villa Caldogno appunto, fulcro della vita cittadina, attorno alla quale, nel 1998, si cominciò a progettare il comune del futuro.

Il risultato è un angolo di paese dove antico e moderno si fondono e dove la villa del 1542 è incastonata tra centro sportivo ( piscina, campi da calcio e da tennis, stadio comunale), spazi commerciali e complesso residenziale.

Una soluzione su cui ora, vent'anni dopo il concorso d'idee per quella che doveva essere (è?) un'oasi di serenità a due passi da Vicenza, si riaccendono i riflettori.

Sul banco degli imputati proprio l'eccessivo sviluppo urbanistico, fuori contesto secondo gli ispettori tanto da far traballare lo status stesso di patrimonio dell'umanità.

Questa almeno è l'impressione avuta dal sindaco Nicola Ferronato che si dice profondamente deluso dalle prime valutazioni.

«Giudizi così critici dopo tutto il lavoro di restauro e recupero che è stato fatto, con la riqualificazione tanto degli esterni, parco e vialetti, quanto del corpo centrale, amareggiano».

«Tutto ciò che riguarda la villa, l'ultimo progetto di restauro in particolare, è stato seguito da enti superiori, penso alla Soprintendenza e leggere queste dichiarazioni mi sembra, ora, pretestuoso».

Per l'edificio simbolo del territorio, rammenta Ferronato, sono stati spesi nel tempo qualcosa come dieci milioni di euro.

«Una cifra davvero spropositata per un paese da nemmeno 12 mila abitanti come il nostro, ma è stato fatto perché la villa tornasse ad essere patrimonio dei calidonensi e gli interventi realizzati sono andati proprio in direzione di renderla maggiormente fruibile alla collettività».

La cittadella dello sport che “abbraccia” la villa, secondo il primo cittadino, non poteva essere costruita che lì: «Il project financing è stato sfruttato perché era un mezzo possibile e non credo francamente che ci siano stati degli abusi, tutto è stato fatto secondo le norme».

«Personalmente – rincara la dose il sindaco- sono felicissimo di quello che è stato realizzato, ricordo che la villa quando è entrata in possesso del Comune era un rudere, guardiamo com'è ora.

È centrale, ben inserita nel territorio, frequentata dai cittadini e ha certo tutto il diritto di fare parte dei beni patrimonio dell'Unesco. Ha un valore inestimabile e lo avrà sempre, anche se qualcuno sta cercando di metterlo in dubbio».

Giulia Armeni

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