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«Così ho salvato il poliziotto in tribunale»

Luca Bertorelle, a sinistra, con i colleghi intervenuti assieme a lui. G.AR.Il tribunale di Milano dove martedì c’è stata l’aggressione
Luca Bertorelle, a sinistra, con i colleghi intervenuti assieme a lui. G.AR.Il tribunale di Milano dove martedì c’è stata l’aggressione
Luca Bertorelle, a sinistra, con i colleghi intervenuti assieme a lui. G.AR.Il tribunale di Milano dove martedì c’è stata l’aggressione
Luca Bertorelle, a sinistra, con i colleghi intervenuti assieme a lui. G.AR.Il tribunale di Milano dove martedì c’è stata l’aggressione

Poteva finire in tragedia. Il marocchino di 35 anni che martedì, in tribunale a Milano, ha tentato di sottrarre l'arma ad un poliziotto, tramortendolo con un violento pugno, probabilmente era intenzionato a usare la pistola per «farsi giustizia nel nome di Allah». Ma ad evitare il dramma ci ha pensato, con il suo provvidenziale intervento, un giovane agente della polizia locale di Caldogno, Luca Bertorelle. Il vigile 29enne è stato infatti il primo, assieme a due colleghi, ad intervenire per soccorrere l’agente e bloccare il nordafricano che martedì alle 14.20 ha scatenato il panico in una delle aule delle direttissime, dove attendeva la convalida dell'arresto per spaccio di cocaina. Un gesto il suo e quello degli agenti Stefano Rubagotti di Fontaniva e Renato Greco della locale di Milano e che per lui, in polizia dall'età di 21 anni, era anche l'unico possibile: «Ho fatto solo quello che dovevo, mi è venuto spontaneo scavalcare la balaustra che separa il pubblico, dove mi trovavo, per fermare quell'uomo, diventato una furia». Ma riavvolgiamo il nastro un momento, anzitutto per capire come mai l'agente Bertorelle, formatosi nei comandi di Lugo di Romagna, di Ravenna (dove ha conosciuto la fidanzata Jessica, con cui convive da qualche anno) di Tombolo e di Fontaniva, prima di approdare a Caldogno 2 anni fa, fosse a Milano. «Sono qui per un corso di cinque giorni al nucleo falso documentale della polizia -spiega al telefono- e tra le attività era prevista la partecipazione ad un'udienza specifica, legata ai permessi per invalidi. Essendo slittata di un'ora e mezza, quel martedì abbiamo deciso di impiegare il tempo che avevamo assistendo ad un altro rito per direttissima, quello appunto al marocchino». E così, prendendo posto in quell'aula praticamente per caso, «tra l'altro la prima volta per me ad un processo direttissimo», Luca, in borghese e fuori servizio, si è trovato a sventare una possibile carneficina: «Quella pistola l'avrebbe usata, erano tutti atterriti». Il nordafricano era apparso tranquillo fino a quando, uscito dalla gabbia per essere portato al banco degli imputati, ha sferrato un pugno all'agente del tribunale, cercando al contempo di sfilargli l'arma di ordinanza, mentre urlava contro il giudice e contro la pm: «Inneggiava ad Allah, rivolgendo volgarità e insulti sessisti al pubblico ministero -ricostruisce Bertorelle- tutto è accaduto in pochi istanti, io ho soccorso il poliziotto svenuto, i miei due colleghi hanno immobilizzato l'uomo, fino all'arrivo dei rinforzi». L'aggressore, accusato ora anche di resistenza a pubblico ufficiale, è stato riportato in carcere mentre Bertorelle può godersi gli ultimi scampoli della sua esperienza milanese: «Il vigile oggi non è più solo quello che stacca le multe, la gente ha sempre più bisogno di sicurezza e noi siamo qui per questo, con senso del dovere e anche sangue freddo se serve». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giulia Armeni

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