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Università

Un marosticense
scopre una proteina
che batterà l’Aids

Floriana Pigato Una scoperta epocale nella lotta contro l’Hiv. L’Università di Trento fa centro nella partita della vita e scopre una proteina capace di fronteggiare l'avanzata del virus. Una ricerca...
Massimo Pizzato, secondo da destra, con il suo staff di ricercatori a Trento
Massimo Pizzato, secondo da destra, con il suo staff di ricercatori a Trento
Massimo Pizzato, secondo da destra, con il suo staff di ricercatori a Trento
Massimo Pizzato, secondo da destra, con il suo staff di ricercatori a Trento

Una scoperta epocale nella lotta contro l’Hiv. L’Università di Trento fa centro nella partita della vita e scopre una proteina capace di fronteggiare l'avanzata del virus. Una ricerca ultradecennale condotta da un team italiano ha scovato l’esistenza nelle cellule di un potentissimo inibitore naturale dell’infezione virale, la proteina Serinc5, in grado di neutralizzare l’Hiv e altri virus simili. A firmare la storica scoperta è il marosticense Massimo Pizzato a capo del gruppo di ricerca “Virus - Cell Interaction” dell’ateneo trentino. Quarantaseienne, di Crosara, Pizzato, dopo la maturità scientifica conseguita al liceo Jacopo Da Ponte di Bassano, si è laureato in Biologia all’università di Padova. La sua pluriennale esperienza all’estero è iniziata con il dottorato di ricerca all’Institute of Cancer Research di Londra. Da qui si è trasferito presto all’Harvard University di Boston per tornare poi, dopo un breve rientro a Padova, a Londra dove ha lavorato per quattro anni all’Imperial College.

Prima di approdare a Trento, infine, una sosta di tre anni all’università di Ginevra. Una raccolta di prestigiose collaborazioni, quindi, accomunate da un unico filo conduttore, come racconta lui stesso.

«Da quindici anni mi dedico alla ricerca sul virus Hiv - spiega - L’università di Trento è stata cruciale per l’evoluzione degli studi che qui hanno subito un’importante accelerazione. Ho trovato, infatti, delle condizioni ambientali ed economiche che altrove è stato difficile mettere insieme».

La capacità del virus Hiv di provocare l’Aids dipende dalla presenza di un suo componente, chiamato Nef, che rende l’agente patogeno molto infettivo.

«Quando una cellula è infettata dall’Hiv - spiega Pizzato - inizia a produrre nuovo virus necessario per disseminare l’infezione a tutto l’organismo. Il virus è in grado di rimuovere la proteina Serinc5 presente sulla superficie della cellula, eludendo così la sua azione antivirale che impedirebbe all’infezione di propagarsi».

Queste premesse suggeriscono ora nuove prospettive nella battaglia contro l’Aids.

«Il prossimo passo - continua il ricercatore - sarà rendere Serinc5 invisibile al virus. L’idea è quella di sviluppare un agente, possibilmente un farmaco, che possa inibire la capacità del virus di eludere questa difesa naturale».

Facile immaginare quale sia stata la reazione di Pizzato e del suo team nel momento in cui ha capito che la strada che stava percorrendo era quella giusta.

«L’emozione è stata grandissima. Sapevamo che doveva per forza esistere un’attività cellulare in grado di inibire il virus. Ci abbiamo messo molto tempo a convincerci dell’esistenza di Serinc5 ma quando poi abbiamo capito che la nostra ipotesi era corretta, al primo tentativo siamo riusciti a individuarla».

Floriana Pigato

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