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«Tendine rotto, cure in ritardo»

Sabato la donna s’era recata al pronto soccorso del San Bassiano
Sabato la donna s’era recata al pronto soccorso del San Bassiano
Sabato la donna s’era recata al pronto soccorso del San Bassiano
Sabato la donna s’era recata al pronto soccorso del San Bassiano

Sta preparando una cena per gli amici. Scende in taverna. Ha in mano un vasetto di vetro. Scivola e nella caduta cerca di proteggersi con le braccia. Ma l’impatto è pesante. E capisce subito che si è fatta qualcosa di serio. Da quel momento inizia per lei un’odissea. IL DRAMMA. Accade a una casalinga di 57 anni, sposata, due figli, che abita a Bassano. È sabato sera quando capita l’incidente, e la festa si fa dramma. La donna grida. Nei mesi scorsi ha avuto una frattura al braccio sinistro. E si rende conto che l’arto si è nuovamente spezzato. Ma avverte un dolore acuto anche alla mano destra. I vetri le hanno procurato un taglio profondo nel palmo. La mano sanguina copiosamente. Accorre il marito che blocca l’emorragia con un asciugamano e poi porta in auto la moglie al San Bassiano. L’OSPEDALE. Al Pronto soccorso la signora viene trasferita in Sala gessi dove l’accoglie un giovane ortopedico dell’ospedale di Santorso. Dopo le radiografie, il gesso al braccio. Quindi il medico sutura la ferita alla mano e la ingessa fino al polso. Le chiede di muovere il pollice, ma il dito non si muove. «Qui – conclude il medico – si è rotto il tendine». C’è preoccupazione. I muscoli che chiudono le dita si chiamano flessori, e riescono a farlo grazie ai tendini che si inseriscono alle falangi. Un taglio profondo a livello del palmo della mano può avere conseguenze pericolose perché, quando si taglia, un tendine si comporta come un elastico; le due estremità si allontanano l’una dall’altra e il tendine si ritrae sempre più. Bisogna intervenire tempestivamente se non si vuole rischiare, in questo caso, di bloccare tutto il braccio, e di causare danni permanenti. Nella sala gessi di Bassano pare, però, che non ci sia fretta. Arriva un altro specialista più anziano. Il quale concorda sul fatto che occorre operare. Ma nessuno lo fa. La donna avverte titubanza fra i camici bianchi presenti. «Nessuno decideva». Uno dei medici suggerisce un trasferimento nel centro di chirurgia della mano di Verona. «Ho detto subito di sì». Ma non c’è seguito. Non succede nulla. E la donna, con il braccio e la mano ingessati, viene ricoverata nel reparto di ortopedia . Passa la notte di sabato. Passa anche tutta la domenica. Arriva lunedì. La mattina un terzo medico dice che si potrebbe trasportare la paziente al Pederzoli di Peschiera. Ma, intanto, il tempo scorre. Sono ormai trascorse oltre 36 ore dall’arrivo in pronto soccorso. E ancora si tergiversa. IL TRASPORTO. Poi, all’improvviso, la decisione. «La mandiamo per una consulenza a Vicenza». Sono le 14. La fanno sedere su una carrozzina. La caricano su un’ambulanza assieme a un’altra paziente. E la donna arriva al San Bortolo. Per la precisione nel reparto di chirurgia plastica, dov’è di turno il dott. Danilo Boatto. «Sì, qualcuno mi ha chiamato per chiedermi se c’era posto. Credo che prima avessero chiamato Padova. Ho risposto di sì. Ma, per la verità, non mi sono state date spiegazioni su cosa avesse la paziente. Mi sono però accorto che non c’era tempo da perdere. Questi sono interventi da effettuare d’urgenza. Il protocollo fissa una soglia di 24 ore, ma prima si interviene meglio è. A Vicenza non facciamo mai superare le 6 ore». Il tempo di attrezzare la sala operatoria e il dottor Boatto inizia l’intervento. «Il tendine si era ritirato fino al polso. Per fortuna - spiega il medico - siamo riusciti a trovarlo al primo tentativo. Ma occorreva operare anche il pollice. Era stato leso il nervo. E il rischio era di perdere la sensibilità al 50 per cento». LA REPLICA. La direzione del San Bassiano, interpellata dal Giornale di Vicenza, fornisce una ricostruzione un po’ diversa. «Alla signora, sabato sera, il medico ha diagnosticato una “lesione di entrambi i tendini flessori del pollice della mano destra e frattura polso mano sx”. Le è stato ingessato il polso sinistro, è stata sottoposta a terapia antibiotica e antidolorifica ed è stato messo un tutore immobilizzante (dito, mano, polso e gomito) alla mano destra. Al momento del ricovero ha ricevuto informazioni sull’intervento a cui doveva essere sottoposta, programmato per il lunedì mattina successivo. Sia la signora che il marito hanno chiaramente espresso il desiderio di sentire un Centro di Chirurgia della mano ricevendo indicazioni dall’ortopedico in servizio. La signora è stata ricoverata per il weekend data la sua situazione generale, con l’idea dell’ortopedico di contattare il successivo lunedì i colleghi del centro di chirurgia specialistica per il trattamento in urgenza differita. Infatti, una volta “messe in sicurezza” paziente (scongiurando con terapia antibiotica una possibile infezione) e lesione (tramite immobilizzazione), l’intervento può essere eseguito in urgenza differita, programmabile cioè nel giro di 48 ore. Il lunedì successivo, su sua specifica richiesta, la paziente è stata inviata tramite 118 alla Chirurgia Plastica di Vicenza». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Pepe

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