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«Siamo troppo connessi Giusto staccare la spina da chat, “like” e social»

Elena MelanStudenti del liceo “Brocchi” all’uscita da scuola FOTOSERVIZIO CECCONFranco RebellatoBruno Mandela Giuranna Sall Matteo Dal Soglio
Elena MelanStudenti del liceo “Brocchi” all’uscita da scuola FOTOSERVIZIO CECCONFranco RebellatoBruno Mandela Giuranna Sall Matteo Dal Soglio
Elena MelanStudenti del liceo “Brocchi” all’uscita da scuola FOTOSERVIZIO CECCONFranco RebellatoBruno Mandela Giuranna Sall Matteo Dal Soglio
Elena MelanStudenti del liceo “Brocchi” all’uscita da scuola FOTOSERVIZIO CECCONFranco RebellatoBruno Mandela Giuranna Sall Matteo Dal Soglio

Molto più di una circolare. La lettera con la quale il preside del Brocchi ha invitato alla moderazione nell’uso di internet e affini, confermando per i docenti il diritto alla disconnessione nelle ore serali sancito anche dal contratto nazionale, ha sollevato il coperchio, al Brocchi, su una diffusa “nausea da social”. E a sentire studenti, genitori e insegnanti, pare che Facebook & C. abbiano ampiamente superato il segno. Da strumento utile a rete dalla quale non si riesce a staccarsi. «Il problema dell’eccessiva connessione esiste – commenta il 18enne Bruno Mandela Giuranna Sall – e tutti, bene o male, ne siamo coinvolti. Se poi calcoliamo tutto il tempo perso tra messaggini, “like” e altre chat, c’è addirittura da rabbrividire. Il preside, nella sua circolare, richiama una norma nazionale, ma è chiaro che il ragionamento può, e deve, allargarsi a tutte le forme di dipendenza da web». Concorde il coetaneo Matteo Dal Soglio, per il quale «tutti, purtroppo, su questo fronte siamo portati a esagerare. Il lavoro è parte della nostra identità, ci mancherebbe - prosegue -, ma c’è bisogno di una linea di demarcazione tra sfera professionale e personale. Mi è capitato di ricevere messaggi inerenti la scuola alle 4 di notte. Disturbano». Come i due maggiorenni, la pensano i più giovani Melisa Nuredini e Matteo Faccio, costretti a confrontarsi «con Whatsapp che squilla ogni cinque minuti. E ogni cinque minuti ci si deconcentra. Un richiamo al rispetto della privacy, da parte di tutti, era doveroso». Dai giovani agli adulti, anche dai genitori emerge l’insofferenza per una tecnologia presente all’eccesso. «I gruppi Whatsapp – commenta Elena Melan – hanno ormai sostituito il diario. Così, da un lato, si finisce col diventare succubi del telefonino, dall’altro, nel fiume di sollecitazioni che arrivano tutto il giorno, non si distinguono più i messaggi veramente importanti da quelli trascurabili». Un invito al buon senso arriva anche da Franco Rebellato, genitore, già dirigente scolastico nel Trevigiano, per il quale «un po’ di misura fa sempre bene. Il preside Zen è partito da una clausola del contratto nazionale sollecitata dai sindacati, toccando un tema che va al di là delle semplici norme di lavoro. Ben venga, quindi, una riflessione sulla presenza, a volte eccessiva, di internet nelle nostre vite». Concorde con il richiamo del preside è anche Fabio Zanin , da anni docente di filosofia al Brocchi. «Il sovraccarico di messaggi, contatti e comunicazioni via web – commenta – evidenzia un’ansia di fondo sulla quale sarebbe bene soffermarsi. Continuare a “messaggiare” ci dice della difficoltà di selezionare ciò che è realmente importante e, soprattutto, evidenzia una società ormai senza filtri. Il problema non riguarda solo il liceo Brocchi, né solo il mondo della scuola: siamo tutti a soffrirne e, a questo punto, una riflessione e un cambio di rotta sono quanto mai doverosi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lorenzo Parolin

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