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Scuola bocciata
per i canti arabi
in vista del Natale

L’ingresso della scuola media di San GiacomoLaura Biancato
L’ingresso della scuola media di San GiacomoLaura Biancato
L’ingresso della scuola media di San GiacomoLaura Biancato
L’ingresso della scuola media di San GiacomoLaura Biancato

Scuola bocciata. Sul caso del concerto di Natale dell’anno scorso all’insegna dei canti arabi e africani, la dirigenza dell’istituto comprensivo di Romano sembra isolata, soprattutto ora che l’appuntamento 2015 rischia di saltare a causa delle polemiche. L’amministrazione comunale e gran parte dei genitori degli alunni hanno biasimato la preside e quei professori protagonisti della scelta dell’anno scorso, quando su due ore di concerto natalizio l’unica canzone della nostra tradizione era stata “Tu scendi dalle stelle”. Così anche il mondo della scuola prende le distanze. Sia la coordinatrice della Rete territoriale delle scuole di Bassano, Laura Biancato, sia il preside del liceo Brocchi e del De Fabris di Nove, Gianni Zen, si sono espressi in queste ore a favore del rispetto della nostra identità.

«Le tradizioni vanno mantenute e tutelate - commenta Biancato - Il Natale, in particolare, non è soltanto una celebrazione religiosa, ma una festività che riveste tutta una sua specificità dal punto di vista culturale. Per questo mi chiedo che senso abbia avuto mettere in scena dei canti arabi durante un concerto natalizio».

Per Biancato, preside all’istituto comprensivo di Mussolente e all’agrario Parolini, anche se fossero stati eseguiti soltanto canti della tradizione natalizia italiana nessuno si sarebbe offeso.

«È proprio sminuendo la nostra tradizione che si rischia di mettere in atto una sorta di “discriminazione” al contrario - continua - privando i genitori italiani e i loro figli della possibilità di passare un momento in famiglia ascoltando i classici canti che da tantissimi anni accompagnano le festività».

Per Biancato, insomma, si è trattato di una scelta a dir poco inopportuna.

«Premesso che non credo che la colpa sia da imputare alla preside dell’istituto di Romano, perché si tratta di scelte didattiche dei professori - prosegue - penso che ci siano occasioni migliori per rappresentare canti che appartengono ad altre culture. Le “Feste dei popoli” esistono anche nel nostro territorio».

Gianni Zen concorda con la sua collega.

«Siamo tutti d’accordo che la scuola debba essere aperta a tutti - commenta - Ciò non significa però che le tradizioni del luogo in cui la stessa scuola si trova debbano passare in secondo piano. La scuola deve favorire il confronto tra le culture. Non critico nessuno, ma sono convinto che i nostri simboli debbano essere dei “punti fermi” e che non dobbiamo avere il timore di rappresentarli».

La preside di Romano, Luisa Caterina Chenet, continua a farsi negare sia a scuola sia al telefono. Il concerto di fine anno, per ora, resta a rischio.

Enrico Saretta

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