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Imprenditore malato Parapiglia in ospedale per l’eredità contesa

Piantonamento e diffide al capezzale di un anziano imprenditore di Schio ricoverato al San Bassiano. Quella che doveva essere un’assistenza pacifica si è presto trasformata in lite per l’eredità tra la giovane moglie straniera e i figli avuti dal precedente matrimonio che temono la beffa. Ci sono state registrazioni segrete e guardie del corpo “travestite” da badanti, assunte dalla nuova compagna. Dopo ripetuti, accesi battibecchi che hanno risuonato nei corridoi, disturbando gli altri pazienti, il personale medico ha chiamato la polizia. Sono scattati i controlli con successive segnalazioni in Procura. È lunedì 17 settembre quando gli agenti del Commissariato intervengono al nono piano dell’ospedale. A chiamarli l’avvocato della donna, una cinquantenne originaria della Serbia, sposata in seconde nozze una decina di anni fa dall’imprenditore di Schio, 81 anni, ricoverato da una ventina di giorni. «È in corso una circonvenzione d’incapace», avrebbe riferito il legale al 113. In reparto, i poliziotti trovano il figlio dell’imprenditore, in visita al padre, impegnato in un’accesa discussione con la matrigna, che lo accusava di essere arrivato per fargli firmare carte relative al testamento. Secondo quanto verificato dagli agenti, però, l’uomo non ha con sé né documenti né penne: insomma nulla che potesse dare prova dei timori della moglie. Si poteva chiudere tutto lì, invece l’altra mattina si è replicato, ma la scena è stata molto più drammatica. Il figlio dell’imprenditore è tornato a fargli visita: il padre compiva 81 anni e voleva fargli gli auguri. Alla porta della sua stanza ha trovato ad accoglierlo uno sconosciuto dal fisico imponente, che in un italiano stentato si è qualificato come badante dell’anziano. L’uomo, si è scoperto più tardi, era arrivato da poco dalla Serbia, su incarico della moglie del malato. Il litigio è scoppiato quando il primogenito, mentre era al capezzale del padre morente, si è accorto che il “bodyguard” aveva lasciato appoggiato sul comodino un telefono cellulare che stava registrando la conversazione. Immediata la richiesta di spiegazioni al serbo, trasformatasi ben presto in una discussione dai toni sempre più accesi. Il personale dell’ospedale ha telefonato al 113 ma in quel momento è arrivata in reparto la moglie dell’imprenditore. Nella stanza è scoppiato il putiferio, calmato solo dall’arrivo degli agenti, che hanno addirittura dovuto rincorrere la nuova compagna che si stava allontanando col telefonino nel quale era raccolta la registrazione: con tutta probabilità, secondo la ricostruzione degli inquirenti, intendeva cancellarla, forse per non fornire le prove del suo intento. Il parapiglia ha messo in difficoltà il personale sanitario e disturbato ripetutamente gli altri ospiti del reparto che non capivano quello che succedeva. Gli agenti hanno faticato a placare gli animi e hanno catechizzato a dovere le parti in causa. Poi, una volta riportata la situazione alla normalità, hanno avviato verifiche sul muscoloso “badante” e sulla complicata vicenda familiare. Ora gli agenti guidati dal vicequestore Elena Peruffo sta scrivendo un’informativa da trasmettere all’autorità giudiziaria per gli eventuali reati commessi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Cavedagna

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