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Il giardiniere e il bollettino firmato Diaz

Luisa Vettore e la figlia Alessandra con il bollettino della Vittoria e la lettera del nipote di Diaz FOTO  CECCONArmando Vettore a Villa Giusti
Luisa Vettore e la figlia Alessandra con il bollettino della Vittoria e la lettera del nipote di Diaz FOTO CECCONArmando Vettore a Villa Giusti
Luisa Vettore e la figlia Alessandra con il bollettino della Vittoria e la lettera del nipote di Diaz FOTO  CECCONArmando Vettore a Villa Giusti
Luisa Vettore e la figlia Alessandra con il bollettino della Vittoria e la lettera del nipote di Diaz FOTO CECCONArmando Vettore a Villa Giusti

Da Armando Diaz ad Armando Vettore. Un filo lega il generale della vittoria nella Grande guerra a un bassanese d’adozione mancato vent’anni fa: quest’ultimo, da bambino era stato un pupillo del capo di Stato maggiore italiano. Al punto che, molti anni dopo il vittorioso conflitto, il nipote di Diaz lo rintracciò e gli inviò a casa una copia del Bollettino della Vittoria scritto a mano dall’illustre zio. Quei documenti storici, opportunamente incorniciati, sono stati riscoperti dai discendenti e ora fanno bella mostra di sé nell’abitazione di Luisa Vettore, figlia di Armando, titolare della Casa del Fiore Luisa, nei pressi dell’ospedale. Perché di fiori, belli proprio come l’entusiasmo di Armando e la discrezione di Luisa, è costellata questa storia. Giovanni Vettore, padre di Armando e nonno della donna, era il giardiniere di Villa Rigoni ad Abano Terme, che fu la sede del Comando supremo italiano negli ultimi mesi di guerra. Lì si erano insediati Diaz e le altre autorità dello Stato maggiore. E lì, passeggiando, il capo delle forze armate si imbattè nel piccolo suo omonimo, classe 1911. La confidenza si sviluppò presto. «Il generale si intenerì perché mio nonno aveva il suo stesso nome di battesimo e la stessa età di una delle sue figlie», spiega Alessandra Gastaldello, nipote di Vettore. Ad Abano, i Vettore rimasero fino al 1921, per poi passare al servizio di altri nobili nel Padovano. Armando apprese il mestiere dal padre, e nel 1958 accettò l’offerta della contessa Giusti, trasferendosi a Bassano con la moglie. «Curava 14 campi e 40 aiuole. Le kenzie, le palme, i limoni. Era appassionatissimo, scolpiva siepi e alberelli creando sagome di animali e figure architettoniche - ricordano ancora Luisa e Alessandra -. Aveva una grande sensibilità: suonava il mandolino, gli piaceva scrivere». Nemmeno la caduta da un albero che stava potando, che gli costò una brutta frattura a una gamba e molte complicazioni, lo frenò: restò a lavorare nelle serre, poi acquistò in via Dolfin un campo dove avviò l’attività di famiglia, ora proseguita dal nipote Michele. Proprio a Bassano, nel 1971, lo raggiunse una lettera inaspettata. La firmava Giuseppe De Rosa Diaz, generale a sua volta, che aveva incontrato ad Asiago un amico comune. «I ricordi mi hanno vivamente commosso perché il generale Diaz era il fratello di mia madre - gli scriveva -. Mi permetto di inviarLe la fotocopia del bollettino della Vittoria autografa sicuro di farLe cosa gradita... e Le porgo molti affettuosi e cordiali saluti». «Auguro ai giovani d’oggi di essere sempre vicini alla natura perché possano crescere sensibili», dettò un giorno Vettore alla nipote: quella sensibilità imparata dal padre, e tramandata per generazioni, che fece breccia anche nei cuori degli uomini di guerra. •

Alessandro Comin

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