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«Il Comune dei giovani una scuola di impegno»

Roberto Marin
Roberto Marin
Roberto Marin
Roberto Marin

Si accende il dibattito in città sul saggio”Dall’adesione al distacco”, nel quale l’ex capogruppo del Pd, in precedenza sindaco del Comune dei Giovani, Francesco Fantinato, critica la parabola politica dell’associazione educativa creata da don Didimo Mantiero. Gli attuali vertici del Comune dei Giovani chiedono qualche giorno di tempo per esternare le loro considerazioni, ma ci pensano il collega (e senatore) Pietro Fabris, e il capogruppo di “Impegno per Bassano”, Roberto Marin a tenere vivo il confronto. Formatosi nel Comune dei Giovani, dal suo seggio in consiglio comunale, Marin difende a spada tratta l’esperienza maturata a S. Croce. «Sono felice e orgoglioso di arrivare da lì – precisa -. E dico che se non mi fossi formato al Comune dei Giovani, oggi non sarei dove sono e, molto probabilmente, non affronterei i miei impegni amministrativi con il senso di responsabilità che ho appreso da don Didimo. Ricordo che il Comune dei Giovani non è stata solo una scuola di politica, ma anche impegno sociale e civile alla luce dei valori cristiani. Per questo, riesumare a un quarto di secolo di distanza vicende che sono ormai da libro di storia, mi sembra ingeneroso, oltre che ben poco utile. Più che alle frizioni del passato, dovremmo guardare ai grandi temi che ci attendono per il 2019, anno di elezioni, e sforzarci a uno scatto di responsabilità. Questo ce lo insegnavano già da ragazzi proprio al Comune dei Giovani». «Parliamo di un tempo diverso dall’attuale – commenta Fabris -. Anni nei quali la prima formazione politica, in quota Dc, si faceva in parrocchia. A S. Croce c’era una peculiarità: ciò che in altri oratori era compito dell’Azione cattolica, lì era preso in carico dal Comune dei Giovani». Una creatura in tutto e per tutto figlia di don Mantiero «il quale era orgoglioso del legame che era riuscito a creare con S. Croce e non tralasciava nessun particolare in grado di garantire la miglior preparazione possibile ai suoi ragazzi». Erano anni, quelli, di conflittualità sempre latente tra Dc e Pci, nei quali dimensione pubblica e privata dei militanti tendevano a intrecciarsi. «Ma sono esperienze - chiude Fabris - delle quali oggi si sente la mancanza perché oggi sono ben poche le realtà che formano una classe di amministratori pubblici». •

Lorenzo Parolin

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