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«Fusaro resti in carcere La lettera è il suo piano per uscire in anticipo»

Michele FusaroL’avvocato Roberto Quintavalle con  Luisa e Rosa Maria Tassitani, sorelle della vittima
Michele FusaroL’avvocato Roberto Quintavalle con Luisa e Rosa Maria Tassitani, sorelle della vittima
Michele FusaroL’avvocato Roberto Quintavalle con  Luisa e Rosa Maria Tassitani, sorelle della vittima
Michele FusaroL’avvocato Roberto Quintavalle con Luisa e Rosa Maria Tassitani, sorelle della vittima

Davide Moro Il killer Michele Fusaro prende carta e penna e dal carcere Due Palazzi di Padova, dove sta scontando la condanna a trent’anni di carcere per l’omicidio di Iole Tassitani, scrive una lettera di pentimento per l’atroce delitto di cui si è macchiato e afferma anche di non voler assolutamente uscire di prigione. Luisa Tassitani, sorella di Iole, e il legale di famiglia, l’avvocato Roberto Quintavalle, non usano però mezzi termini nel bollare la missiva come uno stratagemma del bassanese per puntare a uno sconto di pena e all’uscita di prigione. «Ridiamo in faccia a Michele Fusaro - le parole dell’avvocato Quintavalle -. Per noi èsolo di un disegno per attirare l’attenzione. Un disegno lucido e spietato proprio come è stato l’omicidio di Iole: è evidente che questi dieci anni di detenzione non lo hanno minimamente cambiato». Nel decimo anniversario dell’efferato omicidio, Michele Fusaro, falegname bassanese, esce dunque dal silenzio che fin qui ha contraddistinto la sua permanenza in carcere. E lo fa scrivendo a un ex compagno di cella, Diego, detenuto al San Pio X di Vicenza, dove Fusaro ha trascorso la prima parte della detenzione e con il quale aveva evidentemente legato, affinchè il detenuto lo recapiti a un quotidiano locale. Fusaro racconta aneddoti della vita da recluso, ma in realtà è un pretesto per parlare di sé stesso, di come sia addolorato per ciò che ha commesso, di come sia lacerato dal dolore che sta attraversando la famiglia Tassitani, tanto da non voler uscire di prigione e di aver voluto scrivere delle lettere di scuse agli anziani genitori della vittima e al loro cappellano. Quindi, tra sensi di colpa, solitudine e studi universitari, racconta di come ha aiutato i detenuti che si trovano in difficoltà, arrivando anche a pregare per uno di loro, affetto da una forte sciatica. E non manca qualche ambiguo riferimento, come quando dice di essere facilmente circuibile: un riferimento a quei complici mai trovati ma sulla cui esistenza la famiglia di Iole non ha dubbi? «Non ho parlato di questa lettera coi genitori di Iole perchè per loro è sempre come rivivere quei momenti - spiega l’avvocato Quintavalle -. E non credo ad alcuna delle parole di Fusaro. Almeno poteva dirci chi sono stati i suoi complici, dando così la possibilità alla giustizia di arrivare una volta per tutte a risultati investigativi più completi. Fusaro è un freddo calcolatore: al processo è sempre stato taciturno e razionale, e oggi invece annuncia pubblicamente il suo pentimento? No, noi non ci caschiamo, il suo comportamento rivela chiaramente ciò a cui sta lavorando, ovvero a far vedere di essere pronto a uscire di prigione, non appena il codice gli permetterà di farlo. I suoi sono messaggi subliminali che confermano spietatezza e furbizia. E che, ne sono certo, non inganneranno il magistrato di sorveglianza, che immagino perfettamente in grado di capire il disegno di Fusaro e di far sì che questo disegno resti sempre e solo appeso in cella. Da dove non vogliamo che Fusaro esca». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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