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«Bonaguro e Pretorio sono i prossimi obiettivi Il rammarico è il teatro»

Palazzo Bonaguro, uno degli edifici pubblici da rivitalizzareIl sindaco Riccardo Poletto: il suo mandato scade in primavera e non si ricandiderà FOTO  CECCON
Palazzo Bonaguro, uno degli edifici pubblici da rivitalizzareIl sindaco Riccardo Poletto: il suo mandato scade in primavera e non si ricandiderà FOTO CECCON
Palazzo Bonaguro, uno degli edifici pubblici da rivitalizzareIl sindaco Riccardo Poletto: il suo mandato scade in primavera e non si ricandiderà FOTO  CECCON
Palazzo Bonaguro, uno degli edifici pubblici da rivitalizzareIl sindaco Riccardo Poletto: il suo mandato scade in primavera e non si ricandiderà FOTO CECCON

Riccardo Poletto dice di chiudere senza rimpianti il suo ultimo anno intero da sindaco. Nessun ripensamento sulla decisione di non ricandidarsi? No. Un certo dispiacere per non proseguire un compito che al di là delle difficoltà è stato gratificante. A sei mesi di distanza dall’annuncio, può rivelare i motivi della rinuncia? Ho qualche problema di salute: nulla di grave, ma mi è stato consigliato di ridurre i livelli di stress. Io faccio le cose senza risparmiarmi e in municipio bisogna dividersi tra obiettivi programmati e urgenze impreviste. Continuerò comunque a occuparmi della vita amministrativa, non so ancora in che ruolo. Nella scelta del nuovo candidato c’è incertezza nel centrosinistra. Non c’è fretta. I nomi buoni sono più d’uno. Stiamo guardando anche in altre direzioni per allargare l’alleanza e coinvolgere altri soggetti. Non escludo che si possa coagulare un fronte più ampio. Moderati contro Lega? Ci sono anche i Cinquestelle delusi. Si voterà insieme alle europee, dove sarà chiaro il duello tra sovranisti e progressisti-liberaldemcratici. Aveva definito il 2018 un anno chiave per l’ospedale. Non è accaduto molto. La Regione è un po’ in ritardo. Il nuovo piano sociosanitario di fatto prosegue quello vecchio. Intanto è positivo che siano state rilanciate le medicine di gruppo integrate. Conto di poterne avviare una prima della fine del mandato. Quanto alle schede ospedaliere, immagino che non saranno presentate prima delle prossime amministrative. Abbiamo rassicurazioni dagli assessori regionali sul futuro del San Bassiano. Sono partiti altri lavori al Pronto soccorso. E abbiamo portato a operare in alternanza tra i due plessi la breast unit per il cancro al seno che inizialmente era stata destinata solo a Santorso. Amministrativamente, di cosa si ritiene soddisfatto? Aver tenuto in ordine i conti della città con una forte riduzione del debito: meno 16 milioni nel quinquennio. Il tutto senza indebolire i servizi, anzi investendo molto grazie alla capacità del settore di trovare contributi a tutti i livelli. Poi direi la manutenzione del patrimonio immobiliare di valore, con Palazzo Sturm restaurato nel pieno rispetto dei tempi, una rarità in Italia, e l’avvio degli interventi sulla chiesa di San Bonaventura. I prossimi obiettivi dovranno essere Palazzo Bonaguro e Palazzo Pretorio, dove porteremo l’Inps. Poi molto è stato fatto per la viabilità: piste ciclabili, rotonde, passaggi pedonali rialzati e con i led, ma anche asfaltature. Girando sulle strade dei Comuni vicini si vede la differenza di qualità. Infine i servizi alla persona, con spese tra le più alte del Veneto, con esperienze tra cui il condominio solidale per gli anziani e il nuovo centro per la famiglia che tutti ci invidiano e ci copiano. E il protocollo operativo della rete antiviolenza. Il Ponte, invece? E’ il pensiero numero uno, ma se n’è parlato fin troppo e ora occorre agire. Nessuno ci ridarà il tempo perduto tra contenziosi legali e un’impresa che non ha fatto il suo dovere. Ribadisco che le pronunce dei tribunali hanno dimostrato chi era in torto. Ora si lavorerà speditamente, ma la scadenza è slittata al 2021. E’ fermo anche il Polo S. Chiara. Siamo quasi pronti per affidare i lavori all’azienda successiva in graduatoria, la Andreola. Dove, invece, si poteva fare di più? Il rammarico resta il teatro. Ci abbiamo speso tempo ed energie ma non si sono concretizzati risultati per riportare l’Astra all’antico splendore. Ora la possibilità di spendere gli avanzi di amministrazione fornisce forse un’opportunità in più. Avete sempre lamentato l’eccessiva distanza tra domanda e offerta per acquistarlo. C’è ancora. Ma va anche preparato un piano economico, finanziario e gestionale. Giuridicamente una pubblica amministrazione non può acquistare un immobile e lasciarlo fermo. Come il tribunale. Lì sono molto deluso dal governo. I nostri parlamentari si sono impegnati, però c’è una contraddizione enorme tra quello che certe forze politiche raccontano qui e quello che poi dice il Ministero. Non molliamo, ma finchè detta legge Bonafede... Non si rimprovera la perdita di un dirigente preparato come il comandante dei vigili Emanuele Ruaro, che va a Rovereto? Con lui abbiamo dimostrato di aver saputo scegliere bene. A giugno ha vinto il nostro nuovo concorso e gli abbiamo accordato una promozione a dirigente. Poi Rovereto ha messo sul piatto il tempo indeterminato e condizioni migliori. Massima gratitudine ma si volta pagina. I progetti sono più importanti delle persone. Il rilancio economico stenta. Come distretto industriale e artigianale, chi lavora con l’export fa buoni numeri, ma il mercato interno è fermo. I Comuni non possono fare molto. Da parte nostra abbiamo sempre cercato di dare risposte sul piano urbanistico, concedendo ampliamenti e con attenzione alle infrastrutture. Speriamo molto nella Pedemontana, anche se è tutt’altra cosa rispetto a quello che avremmo desiderato. Va però anche colmato il gap del trasporto merci su rotaia. Bene il collegamento passeggeri con Venezia, con macchine nuove, ma occorrono ancora tanti interventi. Pensa di lasciare una città più coesa o più divisa? Al di là delle rivalità politiche, quest’anno l’intero consiglio comunale ha brillato per senso di responsabilità. In città non mancano la rabbia e la maleducazione, ma appartengono a poche persone che si fanno sentire molto. La “maggioranza silenziosa” qualche volta dovrebbe uscire più allo scoperto, altrimenti l’inciviltà che dilaga sui network rischia di far passare l’idea di una cittadinanza che sia solo rivendicare malamente diritti, o presunti diritti, senza alcun senso dei propri doveri.

Alessandro Comin

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