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Aggressione sul ponte, marocchino espulso

Il pregiudicato viene portato sull’aereo per Casablanca dalla poliziaL’ex moglie del marocchino e il nuovo marito nell’appello a Le Iene
Il pregiudicato viene portato sull’aereo per Casablanca dalla poliziaL’ex moglie del marocchino e il nuovo marito nell’appello a Le Iene
Il pregiudicato viene portato sull’aereo per Casablanca dalla poliziaL’ex moglie del marocchino e il nuovo marito nell’appello a Le Iene
Il pregiudicato viene portato sull’aereo per Casablanca dalla poliziaL’ex moglie del marocchino e il nuovo marito nell’appello a Le Iene

«Quest’uomo deve lasciare il territorio italiano, immediatamente». È la raccomandazione perentoria arrivata agli agenti del commissariato di Bassano dal questore di Vicenza, Giuseppe Petronzi, poche ore dopo i gravi fatti avvenuti il 15 settembre sul Ponte Nuovo, quando Cherki Moustaid, marocchino di 52 anni, con al passivo una sfilza di condanne (dalla violenza sessuale agli atti persecutori fino ai maltrattamenti), aveva incontrato l’ex moglie insieme al nuovo marito e aveva aggredito quest’ultimo con violenza. Perciò con un’accurata indagine i poliziotti del vicequestore Elena Peruffo, che erano intervenuti per bloccare l’immigrato sul ponte, hanno raccolto gli elementi idonei per l’espulsione che è stata eseguita giovedì. Il magrebino, arrivato in Italia clandestinamente alla fine degli anni ’90, aveva conosciuto una bassanese, dalla quale ha avuto due figlie, ora maggiorenni. Aveva reso la vita impossibile alle tre donne, con violenze che gli erano costate 4 anni di carcere, in parte scontati nella casa circondariale di Trento. L’aggressione dello scorso 15 settembre, quando aveva spaccato un telefono in testa al nuovo marito dell’ex moglie gli è valsa un’altra denuncia. Lui però aveva le idee chiare. Anche dalla cella di sicurezza di via Pecori Giraldi, aveva giurato che avrebbe speso il resto della sua vita per vendicarsi. Così la donna, insieme al marito ferito, ha vissuto nel terrore due settimane chiusa in casa e con gli infissi chiusi per fingere di non esserci. Aveva anche lanciato un appello disperato al sito del programma Tv delle Iene. «Chiedo aiuto alle autorità, vi supplico di non rilasciarlo perché verrà a cercarmi», aveva detto. Anche il marito William Tonello si era unito alla richiesta: «La nostra famiglia è in pericolo, quell’uomo vuole ucciderci». Il marocchino era detenuto in carcere a Verona, con le accuse di oltraggio a pubblico ufficiale e lesioni, reati per i quali entro breve avrebbe ottenuto la liberazione. Inoltre, il suo fascicolo penale era andato perduto nell’alluvione che ha colpito Vicenza nel 2010, pertanto la revoca del permesso di soggiorno eseguita al momento dell’arresto, che lo ha portato in carcere a Trento fino al 2017, non esisteva più. E un’altra espulsione era stata sospesa. La svolta è arrivata nei giorni scorsi dopo un “lavoro di squadra” a più livelli tra giudice, pubblico ministero di Vicenza e commissariato bassanese, quando è stato trovato a Verona il passaporto di Moustaid: il documento ha permesso di far scattare l’espulsione amministrativa ed è stato accompagnato all’aeroporto di Bologna, dove è stato imbarcato per Casablanca con la scorta internazionale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Cavedagna

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