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Tonnellate di rifiuti illeciti: prescritte

Un impianto della Medio Chiampo a Montebello. ARCHIVIO
Un impianto della Medio Chiampo a Montebello. ARCHIVIO
Un impianto della Medio Chiampo a Montebello. ARCHIVIO
Un impianto della Medio Chiampo a Montebello. ARCHIVIO

Rifiuti pericolosi fatti passare per acque reflue. Venticinquemila tonnellate di rifiuti smaltiti abusivamente nel depuratore di Montebello gestito dalla municipalizzata Medio Chiampo, attraverso un sofisticato meccanismo che chiamava in causa tecnici e società terze incaricate di valutare la qualità dei rifiuti stessi, tramite i codici Cer di conferimento. Era l’ipotesi che aveva spinto la procura distrettuale di Venezia, con il pubblico ministero Ugolini, a chiedere il processo a carico di 15 persone. Ieri, però, il giudice De Stefano le ha prosciolte tutte: il tempo ha cancellato i reati contestati. È scattata la prescrizione. LE ACCUSE. I 16 dovevano difendersi dalle accuse di falso ideologico in certificati commesso da persone esercenti un servizio di pubblica necessità, falsità in registri e notificazioni, e soprattutto una serie di violazioni alle norme ambientali. Gli imputati volevano lucrare, nella tesi accusatoria, sui costi facendo passare per rifiuti non pericolosi quelli che lo erano, con pari vantaggio illecito del consorzio, che ci guadagnava sullo smaltimento. Il giro d’affari ammontava, secondo gli inquirenti, a 700 mila euro. Furono i carabinieri del Noe, a partire dal 2010, a indagare sull’attività della Medio Chiampo di Montebello e di due aziende che le conferivano i rifiuti: Storaco snc e Pragma Chimica srl. L’inchiesta traeva origine da quella nota, avviata dopo il blitz di Striscia la notizia, che portò la procura vicentina a indagare 65 persone, fra cui politici e tecnici. GLI IMPUTATI. In aula c’erano i 7 vicentini Piergiorgio Rigon, 83 anni, presidente del cda di Medio Chiampo (è difeso dall’avv. Marco Dal Ben); Stefano Paccanaro, 57, responsabile tecnico dell’impianto (avv. Lucio Zarantonello), Luigi Storato, 44, della “Storato snc” di Montebello (avv. Alessandro Zennaro e Linda Marchesini); Gisella Pegoraro, 43, socia della stessa ditta; Carlo Masiero, 71, presidente del cda di “Pragma chimica” di Arzignano; Angelo Vallortigara, 65, presidente del cda di “Vallortigara servizi ambientali” di Torrebelvicino, e Maurizio Masiero, 64, originario di Arzignano, controllore terzo della “Marcon srl”. E ancora Paolo e Bruno Marcon, 62 e 58, di Maser, della “Marcon srl”; Marino Tiso, 69, di Mira, e Massimo Faggion, 60, di Rovigo, della “Nuova Amit srl”; Luciano Bugno, 69, di Vigonza, della “Granifix srl”. E infine gli altri tre controllori Giancarlo Farina, 67, di Brescia, Andrea Gattolin, 46, di Este, e Flavio Duse, 64, di Carrara San Giorgio. Rigon e Paccanaro si difendevano dalle accuse, spiegando di essersi affidati a società specializzate per la selezione e il conferimento dei rifiuti tramite i codici. Se poi questo non era avvenuto per colpa di altri, e quindi non poteva essere addebitato a loro. I RIFIUTI. I fatti risalivano al biennio 2009-2010. Erano quattro gli episodi contestati dalla procura. Nel primo i Masiero, per conto di Marcon srl e di Pragma Chimica, con i Marcon avrebbero falsificato i codici dei rifiuti, conferendo in maniera abusiva al depuratore di Montebello 7 mila tonnellate di rifiuti liquidi speciali non pericolosi. Rigon e Paccanaro avrebbero omesso i controlli di legge. Poi Rigon e Paccanaro non avrebbero controllato che i parametri dell’ammoniaca totale, dell’azoto nitroso e dell’azoto nitrico superassero le soglie legali. In quel periodo assieme a Faggion, Tiso e Farina, avrebbero gestito in maniera illegale altre 6.467 tonnellate di rifiuti liquidi. Rigon e Paccanaro in concorso con Gattolin, Masiero e Bugno avrebbero conferito al depuratore di Montebello altre 4.593 tonnellate di rifiuti liquidi non pericolosi. Infine, il capitolo Vallortigara (avv. Novelio Furin), per altre 6.818 tonnellate di rifiuti che sarebbero stati smaltiti illegalmente. In questo filone erano imputati anche Duse, e Storato e Pegoraro, perché avrebbero favorito i reati. I DANNI. Tutte ipotesi cancellate dal tempo, come le richieste danni che dovevano essere presentate dalle tre parti civili costituite, e cioè il ministero dell’Ambiente (avv. Flavio Bonora), la Provincia di Vicenza (avv. Paolo Balzani) e l’associazione Medicina democratica (avv. Edoardo Bortolotto). • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri

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