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Test per 14 mila persone
dopo lo screening sui Pfas

L’ospedale di Lonigo sede per le visite legate allo screening sui Pfas
L’ospedale di Lonigo sede per le visite legate allo screening sui Pfas
L’ospedale di Lonigo sede per le visite legate allo screening sui Pfas
L’ospedale di Lonigo sede per le visite legate allo screening sui Pfas

Al via il secondo livello del piano di sorveglianza della popolazione esposta alle sostanze perfluoro-alchiliche, i Pfas. Lo ha spiegato Giampaolo Stopazzolo, direttore del Distretto Ovest dell’Ulss 8 Berica durante una serata organizzata dai Lions di Arzignano e dedicata alle criticità e alle opportunità delle falde acquifere. «Il 27 novembre partiremo con i controlli dei cittadini che hanno partecipato allo screening - ha osservato - per capire se vengono riscontrate patologie particolari. Successivamente si approfondirà se queste patologie possano essere, o meno, derivate dall’esposizione ai perfluoro alchilici. È un accertamento che sarà diviso in 8 classi a seconda del livello di Pfoa e Pfos».

Gli accertamenti si svolgeranno all’ospedale di Lonigo dove è stato approntato un centro apposito, coordinato sempre dal dottor Stopazzolo, con due laboratori. Sarà in pratica il primo centro dedicato ai Pfas. «Un laboratorio sarà dedicato al tema cardiovascolare - ha proseguito - mentre l’altro internistico. Quindi se le analisi di una persona mostreranno delle alterazioni riguardo il versante lipidico, ad esempio il colesterolo, verrà indirizzata al laboratorio cardiovascolare, dove sarà sottoposta all’elettrocardiogramma e, ovviamente, ad una visita. Se è il caso, poi, verranno effettuati degli approfondimenti». Stesso percorso nel campo endocrino, metabolico o renale: in questo caso i cittadini verranno dirottati al laboratorio internistico. «Dove abbiamo a disposizione anche un ecografo per eventuali ecografie tiroidee, addominali ed epatiche. Anche in questo caso verrà valutato se proseguire con approfondimenti o meno».

La popolazione coinvolta nello screening è di quasi 85 mila persone; di queste, come ha affermato Stopazzolo, il 43% approderà al secondo livello. «Se, come per la prima fase, risponderà il 70% degli interessati, arriveremo a visitare circa 12-14 mila persone nel prossimo biennio. Trattandosi di uno studio che durerà anni le persone verranno chiamate man mano. Poi, passata la seconda fase, sempre a seconda del livello di Pfas riscontrati, si proporrà al paziente la plasmaferesi, una sorta di lavaggio del sangue».

Durante la serata, che si è svolta al ristorante del castello di Giulietta a Montecchio Maggiore, a cui ha partecipato anche il sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti, si è parlato pure di falda acquifera e della situazione attuale. Lorenzo Altissimo, del centro idrico di Novoledo, ha illustrato un excursus storico della falda, ripercorrendo le fasi della contaminazione dell’acqua.

«Il problema di questi inquinamenti - ha detto - è che vengono scoperti con ritardo. Nel caso dei Pfas temo ci vorranno decenni per sperare che l’acquifero in qualche modo si recuperi e quindi si pulisca». Una delle soluzioni potrebbe essere quella di accelerare il processo di rigenerazione: «In pratica tirare via acqua e buttarne dentro pulita, tenendo i pozzi attivi e inserendone della nuova. È un processo già sperimentato in provincia», ha concluso.

Antonella Fadda

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