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«Studio l’italiano Così posso uscire dall’isolamento»

Alcune partecipanti al corso con i responsabili dell’iniziativa.  NICOLI
Alcune partecipanti al corso con i responsabili dell’iniziativa. NICOLI
Alcune partecipanti al corso con i responsabili dell’iniziativa.  NICOLI
Alcune partecipanti al corso con i responsabili dell’iniziativa. NICOLI

Qualcuna non ha mai studiato nel Paese di origine. Altre, come Kaur Dalwinder, 26enne del Bangladesh, ha una laurea non riconosciuta in Italia. Arrivano da Ghana, Nigeria, Senegal e Burkina Faso, ma anche da Marocco, Costa d’Avorio, Mali e Kosovo, le donne straniere che partecipano ogni settimana, fino a maggio 2019, al corso “L’italiano per mano” a Casa Sant’Angela ad Arzignano, promosso dall’omonima Fondazione su un’idea delle associazioni, in primis il Centro di aiuto alla vita. «Ci siamo rese conto della difficoltà linguistiche delle donne che si rivolgevano a noi - spiega la presidente Monica Neri - per parlare di gravidanza, di prevenzione, di parto, molte di loro si facevano aiutare dai figli, che studiano nelle nostre scuole, per tradurre. Ma non è giusto affrontare alla presenza dei bambini argomenti così delicati». Per questo motivo, dopo una prima sperimentazione ad aprile, il corso è partito a settembre con una quarantina di partecipanti. Vogliono imparare l’italiano per poter essere autonome nei negozi o dal medico. Ma anche, dicono, per cercare un impiego che non si trova. «Siamo pronte ad adattarci», spiegano. «Nel mio Paese ho studiato, ho fatto la commessa – aggiunge una di loro - ma qui niente lavoro». Seguite da nove volontarie, per lo più ex maestre delle elementari in pensione, ma c’è anche un libero professionista che ha messo a disposizione il proprio tempo, al corso hanno anche un servizio di baby sitting: così mentre i bambini giocano, le mamme, tra i 19 e i 50 anni circa, studiano. «Siamo partite dall’alfabeto - spiega Maria Cristina Paoletti, una delle docenti -. Il corso, oltre ad insegnare l’italiano, mira a migliorare l’integrazione sul territorio e anche tra le partecipanti». Awa Diop, 45 anni, senegalese con cittadinanza italiana, vive ad Arzignano dal 2001: ha tre figli qui e due adulti in Senegal. «Sono già nonna, mi sono sposata a 15 anni. Troppo presto», confessa con sorriso. Qui ha raggiunto il marito, che lavora in conceria. Kaltouma, 50 anni, arriva invece dal Marocco: i suoi quattro figli hanno la cittadinanza, lei non ancora anche se è ad Arzignano dal 1996. «I più grandi, di 30, 25 e 23 anni, lavorano - spiega -.Poi ho un bambino di 8 che va a scuola». «È stata una sorpresa bellissima per lei l’ultimo figlio», aggiunge la sua vicina di banco, che precisa. «Siamo qui per imparare l’italiano, per migliorare. Ci aiutano piano piano. Questa è come una nuova famiglia». Davanti hanno grandi fogli con l’alfabeto e tante parole nuove. Yossi Kadidia del Mali è a lezione con la bimba di 11 mesi. Con loro c’è anche suor Cesarina che le aiuta. Arianite, 23 anni, è arrivata da due mesi dal Kosovo. E con l’italiano si orienta davvero poco. Alice Godwill, 42 anni nigeriana, qui dal 2001 spiega: «Non sono più tornata nel mio Paese, che mi manca molto. Ma voglio aiutare le mie bambine con i compiti di scuola, devo imparare l’italiano». Ha due figlie ad Arzignano e un figlio di 12 anni ancora in Africa. Djebre Abiba, 36 anni, dal Burkina Faso, 4 figli, è ad Arzignano da due anni. «Devo aiutare i bambini per la scuola ma vorrei andare dal dottore, in farmacia, a fare la spesa senza problemi». «A noi interessa la verbalizzazione soprattutto - conclude Luisa Povoleri -. Qui non ci sono esami. Il corso è gratuito, strutturato come un anno di scuola, una volta a settimana, e ogni gruppo segue un percorso didattico». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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