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Pfas, adesso i comitati chiedono aiuto ai medici

Chiesti ulteriori controlli per i cittadini di Arzignano sui Pfas. ARCHIVIO
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Chiesti ulteriori controlli per i cittadini di Arzignano sui Pfas. ARCHIVIO

Alessia Zorzan Luisa Nicoli Non si ferma la mobilitazione sul tema Pfas. L’ultimo passo di associazioni, comitati, genitori e cittadini è stato prendere carta e penna per scrivere a sindaci, medici di base e pediatri della “zona rossa”, chiedendo «ai primi una maggiore promozione pubblica dello screening in corso e ai secondo di prendere una posizione di supporto verso il biomonitoraggio, fornendo tutte le informazioni conosciute e utili sui Pfas ai proprio assistiti», come si legge in una nota congiunta dei gruppi No Pfas. L’occasione è buona anche per ribadire che «è necessario e urgente avviare subito i tavoli di confronto tematici e periodici che stiamo chiedendo dal 2016 per evitare, almeno da ora in avanti, strumentalizzazioni e disinformazioni che rallentano i processi. Vogliamo ricordare che sono passati già sei mesi da quando gli assessori regionali Coletto e Bottacin di fronte alle oltre 14mila firme di cittadini veneti inquinati dai Pfas, confermarono finalmente l’avvio di questo tavolo, ma stiamo ancora aspettando. Speriamo che ora con i poteri conferiti al Commissario straordinario si possa finalmente agire. È fondamentale che il commissario acceleri la fase operativa di spostamento delle prese dell’acquedotto e si impegni a dare tempi e modalità certe per la caratterizzazione e bonifica della fonte dell’inquinamento». Sul tema Pfas tornano a levarsi però anche voci istituzionali. La consigliera regionale Cristina Guarda di Amp, e il capogruppo del Pd in Regione Stefano Fracasso, ex sindaco di Arzignano, hanno presentato infatti un’interrogazione alla giunta veneta chiedendo l’inserimento dell’intera cittadinanza di Arzignano «nel biomonitoraggio sui pfas o almeno in un’operazione di campionamento che faccia luce sulla situazione locale dal punto di vista sanitario». «La fascia arancione dei 500 metri a Canove Inferiore - spiegano - non prevede alcun biomonitoraggio sui cittadini ma solo il controllo dei pozzi privati non allacciati alla rete pubblica. Perché il Comune non è stato almeno incluso in area gialla ovvero in zona di attenzione? Un campionamento in città sarebbe un atto indispensabile e di buon senso». Soprattutto, precisano, dopo le notizie riferite al 25 aprile di “temporanei e leggeri sforamenti nei limiti delle analisi dell’acquedotto pubblico”. «Perché il sindaco di Arzignano non richiede la massima tutela sanitaria per il pozzo di Canove?». I consiglieri sollevano infine un’ultima questione: «Il primo cittadino dovrebbe anche spiegare il motivo degli aumenti nella bolletta dell’acqua per Acque del Chiampo: gli altri enti gestori delle zone contaminate hanno dirottato su questo i loro fondi di investimento». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessia Zorzan Luisa Nicoli

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