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Arzignano

Papà gira l'Italia
nel ricordo del figlio
morto per droga

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Giampietro Ghidini, 57 anni, e sullo schermo il figlio Emanuele. FOTO NICOLI
Giampietro Ghidini, 57 anni, e sullo schermo il figlio Emanuele. FOTO NICOLI
Giampietro Ghidini, 57 anni, e sullo schermo il figlio Emanuele. FOTO NICOLI
Giampietro Ghidini, 57 anni, e sullo schermo il figlio Emanuele. FOTO NICOLI

ARZIGNANO. Emanuele è morto a 16 anni per una pasticca di Lsd. Aveva voluto provare. Ed è finito annegato nel fiume vicino a casa. «Mi devo uccidere» ha detto con la mente stravolta dalla droga appena assunta all'amico che era con lui e si è buttato. Era il 24 novembre 2013. Da allora suo padre Giampietro Ghidini, 57 anni, bresciano di Gavardo, ha deciso di dedicare la sua vita ai giovani. Di parlare ai ragazzi che potrebbero rischiare per un errore, «una cazzata» dice papà Giampietro dal palco, di rovinare la propria vita. Ieri ha incontrato ad Arzignano al teatro Mattarello 450 studenti di seconda e terza media del Comprensivo Parise, incontro organizzato dall'Amministrazione di Montorso con Arzignano. Introdotto dagli assessori Daniela Brunello e Laura Ziggiotto, e dal dirigente scolastico Pier Paolo Frigotto, Ghidini ha raccontato la vita. La sua e quella di Emanuele, che ora dà il nome alla fondazione "Ema Pesciolino Rosso".

 

Quello di Arzignano è stato l'incontro numero 1.158 per papà Ghidini che da 4 anni gira l'Italia. «E ogni abbraccio di un ragazzo o di un genitore mi dice che ce ne sarà ancora un altro» spiega. Parla di una vita, anzi di due. Di un padre che si è perso, che non aveva tempo, che rincorreva i soldi, la bella casa, che non sapeva ascoltare. Che l'anno prima della tragedia aveva lasciato la famiglia. E di un figlio che voleva conoscere, sperimentare. Che aveva tanti sogni. Ma che ha fatto un errore. Fatale. «Quando ti chiederanno di fare una cazzata - dice agli studenti - lì ti giocherai la partita della vita. E dovete saper dire "no". Dovete essere salmoni che vanno controcorrente, che pensano con la propria testa, non un pesce morto che segue la corrente. Che fa qualcosa perché lo fanno gli altri. Non diventate schiavi del telefonino, la tecnologia non deve impossessarsi di voi. Uscite, state con gli altri, andate dai vostri nonni e fatevi raccontare le loro storie. E fate attenzione. Non provate una canna perché convinti di sapere quando fermarvi. Non perdete mai il controllo. Con le droghe, con l'alcol. Emanuele ha commesso un solo errore. E non c'è più».

Luisa Nicoli

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