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Pagarono bustarelle, assolti dal

La guardia di finanza davanti all’allora sede dell’Agenzia delle entrate di ArzignanoIl maxi processo era a carico di 8 imputati. In foto il tribunale
La guardia di finanza davanti all’allora sede dell’Agenzia delle entrate di ArzignanoIl maxi processo era a carico di 8 imputati. In foto il tribunale
La guardia di finanza davanti all’allora sede dell’Agenzia delle entrate di ArzignanoIl maxi processo era a carico di 8 imputati. In foto il tribunale
La guardia di finanza davanti all’allora sede dell’Agenzia delle entrate di ArzignanoIl maxi processo era a carico di 8 imputati. In foto il tribunale

Il processo per far luce sulle responsabilità di chi avrebbe pagato bustarelle all’Agenzia delle Entrate di Arzignano per ammorbidire le verifiche fiscali è andato in prescrizione. Almeno per quanto riguarda le presunte responsabilità di imprenditori e professionisti; restano in piedi le accuse, per la responsabilità amministrativa, delle aziende coinvolte, che dovrebbero accordarsi con la procura per pagare una sanzione fra i 12 e i 20 mila euro. E così il tempo cancella una delle più importanti inchieste contro la corruzione in provincia: 5 anni dopo l’inizio del processo cala il velo della prescrizione, come emerso a margine dell’udienza di un paio di giorni fa, davanti al collegio presieduto da Miazzi, che ha ereditato il fascicolo al pari del pm Chimichi. La conclusione - che rappresenta una sconfitta per la giustizia - è purtroppo tutt’altro che infrequente nei tribunali di piccole dimensioni, dove il turnover delle toghe è massiccio e dove, ad ogni cambio di giudice, tutto può ripartire da capo. Gli stessi imputati - va detto - avevano scelto il dibattimento per dimostrare la loro innocenza, ritenendo che si trattasse di concussione e non corruzione, e non giungeranno ad ottenerla come avrebbero desiderato. In aula c’è - l’udienza è stata aggiornata in giugno - il terzo troncone dell’indagine “Reset” che aveva fatto luce sul sistema di corruzione con il fulcro nei vertici dell’Agenzia di Arzignano e che è stato radicato fino al 2009, grazie anche secondo l’accusa alla complicità dei commercialisti. L’inchiesta della Finanza ha portato a giudizio di otto persone: tre professionisti (Mario Pietrangelo, 80 anni, di Conegliano, difeso dagli avv. Broli e Tosi; Felice Floris, 86, di Montecchio Maggiore, difeso dagli avv. Roetta e Marzotto; e Italino Priori, 80, di Chiampo, con l’avv. Dal Ben) e cinque imprenditori (Giancarlo Boschetti, 60, di Lonigo, con le avv. Grasselli e Gasparella; Rosalia Florio, 54, di Altissimo, con l’avv. De Silvestri; Paolo Garbin, 56, di Sovizzo, con gli avv. Zarantonello e Piva; Renzo Marcigaglia, 64, di Arzignano, con l’avv. Amoroso; e infine Franco Piran, 72, di Arzignano, con gli avv. Dal Ben e Mai), che avrebbero pagato sei mazzette. La procura aveva in “cassaforte” le confessioni dei funzionari corrotti, già processati, che descrivono il meccanismo illecito. Con loro in aula le società Derma di Montebello, Marcigaglia Constructions, Conceria Adriatica, Conceria La Veneta & Sacpa e Gruppo Conciario Valle Agno, tutte di Arzignano, assistite dagli avv. Rando, Rigato, Pecori e Paramucchio. Nel maggio 2008 ad Altissimo Florio, moglie di Renato Antecini, titolare di un’omonima ditta individuale, e Priori, commercialista della ditta, avrebbero consegnato 5 mila euro a Filiberto Segantini e Claudio De Monte delle Entrate affinchè la verifica fiscale si concludesse in maniera parziale. Marcigaglia, nel dicembre 2007, avrebbe consegnato a Segantini 15 mila euro. Nel settembre 2008, a Montecchio, Pietrangelo e Floris avrebbero consegnato 10 mila euro a Segantini affinchè chiudesse un occhio nella verifica alla Immobiliare Due Mori di Checchi Ottaviano; altri 10 mila per la Incom, e 10 mila per la Sea. Infine, Boschetti doveva rispondere di una mazzetta di 15 mila euro consegnata a Roberto Soraci, nell’aprile 2009, per sistemare un rimborso Iva relativo alla sua ditta. • D.N. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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