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Legge sull’acqua Ora il tesoretto ha i giorni contati

L’area di ingresso nell’edificio che ospita la sede della società “Acque del Chiampo”.  FOTO ARCHIVIO
L’area di ingresso nell’edificio che ospita la sede della società “Acque del Chiampo”. FOTO ARCHIVIO
L’area di ingresso nell’edificio che ospita la sede della società “Acque del Chiampo”.  FOTO ARCHIVIO
L’area di ingresso nell’edificio che ospita la sede della società “Acque del Chiampo”. FOTO ARCHIVIO

Il tesoretto dell’acqua potrebbe avere i giorni contati. La nuova legge in rampa di lancio in Parlamento potrebbe renderlo intoccabile ai Comuni soci che fossero intenzionati a ottenere l’erogazione degli utili delle società che gestiscono il servizio idrico. È acceso in questi giorni il dibattito nell’Ovest Vicentino innescato dalla richiesta che i Comuni di Arzignano e Chiampo hanno avanzato ad Acque del Chiampo: quella di vedersi distribuita una quota degli utili della Spa. «Ci avvaliamo di un nostro diritto», hanno sottolineato i sindaci Giorgio Gentilin e Matteo Macilotti, spiegando di voler usare quelle risorse, non esattamente quantificate, «per opere pubbliche». La richiesta dei due soci maggiori, legittima ma inedita, ha trovato però lo sbarramento di altri Comuni con quote minori. Su tutti Lonigo, con il sindaco Luca Restello che si è detto «preoccupato e sbalordito» anche perché «siamo in un momento delicato» con diversi nodi al pettine, «dalla questione Pfas allo smaltimento dei fanghi al termovalorizzatore». Per il primo cittadino leoniceno la distribuzione degli utili «minerebbe l’asset economico» dell’azienda. Contrari anche Montorso - «assurdo», ha detto il sindaco Diego Zaffari - e San Pietro Mussolino. Al netto delle opinioni dei sindaci, c’è una cornice normativa con la quale la richiesta di Arzignano e Chiampo deve fare i conti. O meglio, c’è la possibilità concreta che presto la cornice attuale cambi. È in discussione in Parlamento la nuova legge sull’acqua pubblica e si profila una stretta decisa sulla possibilità di distribuire gli utili delle società del servizio idrico ai soci. Sono due, in particolare, gli emendamenti che vanno in questa direzione, entrambi proposti dalla maggioranza gialloverde. La leghista veronese Vania Valbusa propone di «introdurre l’obbligo per il gestore di investire gli eventuali utili di esercizio nelle infrastrutture idriche e nel servizio reso». E anche la 5 Stelle Ilaria Fontana vuole introdurre «il reinvestimento degli utili per il miglioramento della qualità» del servizio idrico. La discussione della legge avanza e il tesoretto cui guardano Arzignano e Chiampo sembra avere i giorni contati. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Scorzato

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