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«La vita al fronte in 10 mila lettere»

Silvano Giacomazzi, 53 anni di Arzignano, ha collezionato circa 10 mila lettere e cartoline dal fronte.  L.N.Una lettera spedita dal fronte da un soldato della Grande Guerra.  L.N.
Silvano Giacomazzi, 53 anni di Arzignano, ha collezionato circa 10 mila lettere e cartoline dal fronte. L.N.Una lettera spedita dal fronte da un soldato della Grande Guerra. L.N.
Silvano Giacomazzi, 53 anni di Arzignano, ha collezionato circa 10 mila lettere e cartoline dal fronte.  L.N.Una lettera spedita dal fronte da un soldato della Grande Guerra.  L.N.
Silvano Giacomazzi, 53 anni di Arzignano, ha collezionato circa 10 mila lettere e cartoline dal fronte. L.N.Una lettera spedita dal fronte da un soldato della Grande Guerra. L.N.

“Carissimi genitori, grazie per la vostra cara del 18 febbraio. Contento di sapervi bene. Come lo è attualmente per me”: 22 febbraio 1917, timbro del Regio Esercito Italiano. È una delle quasi 10 mila, per l’esattezza 9.600 lettere e cartoline dal fronte della prima Guerra mondiale raccolte da Silvano Giacomazzi, 53 anni di Arzignano, grande appassionato e collezionista di oggetti, reperti e documenti relativi a quel periodo bellico. Una passione per la storia che gli ha trasmesso lo zio Nevio Mantovan, «uno dei più grandi ricercatori italiani» precisa, che già da bambino lo portava in montagna nei luoghi di guerra, dal Grappa al Pasubio. Componente e consigliere dell’associazione di ricercatori “Amici della storia” di Marostica, Giacomazzi oltre agli oggetti che conserva gelosamente ha incrementato in questi anni la raccolta di cartoline e lettere del fronte, catalogate in 12 raccoglitori «acquistate ai mercatini, donate da altri collezionisti, avute dagli eredi di chi ha perso la vita al fronte». Ingiallite, scritte a mano, ma ancora così vive, testimonianza di una guerra che sembra così lontana. Buste in cui spicca la “verifica per censura” con il timbro zona di guerra. «Al fronte controllavano lettere e cartoline - spiega Giacomazzi -. Aprivano tutto, non si potevano dare indicazioni sul fronte. Le regole erano ferree. Qualcuno ci provava, scrivendo sotto il francobollo. Ad ogni soldato si concedeva un pacchetto di 10 cartoline». Ci sono carte postale de “Corrispondance des prisonniers de guerre”, altre dal campo di prigionia di Mathausen. «Chiedono notizie di casa - continua -, se è nato il vitello, se il raccolto dai campi è stato buono. E di farsi mandare fiammiferi e tabacco. E caffè se possibile». Il capitano Vittorio, battaglione alpini, ha mandato alla moglie Italia, il 7 luglio del 1918, due stelle alpine dai luoghi di guerra, ancora perfettamente conservate. Oltre 100 anni dopo. «Scrivevano su qualsiasi carta disponibile. E per recuperare spazio prima in orizzontale e poi anche in verticale, incrociando le parole. Tra l’altro solo il 30% dei soldati sapeva scrivere. Gli altri si facevano aiutare dai compagni, dal comandante, dal cappellano». Tra le lettere anche un matrimonio celebrato a distanza: 12 agosto 1916, zona di guerra, il marito Eraclio, 4° Armata del Grappa, 15° raggruppamento «non poteva tornare dal fronte per le nozze e quindi procede il capitano, per procura». E una polizza vita ungherese: 26 corone in caso di morte, 5 se ferito in guerra. Ovviamente non mancano le comunicazioni listate a lutto. “Giungono a me pure i fieri e nobili singhiozzi di tante e tante mogli e spose piangenti per il caro estinto” scrive da Pola il comandante Giuseppe Zara dell’11° reggimento bersaglieri. «Nei soldati c’era una grande voglia di difendere la Patria, un forte senso di appartenenza al proprio Paese». Alcune sono datate 1920 e il 1921: una cartolina dell’ossario sul Grappa con un ramoscello raccolto nel Monte Pertica “tra le ossa dei caduti ancora insepolti”; un’altra indica il posto “in cui mi sono nascosto dalla rappresaglia austriaca nel giugno 1918”. La passione per la storia Silvano Giacomazzi l’ha anche trasferita alla moglie Fabiola e al figlio Mattia, 15enne studente al “Da Vinci”. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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