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Il Parkinson Cafè rilancia «Più aiuto alle famiglie»

Una lezione di educazione fisica al Parkinson Cafè di Arzignano
Una lezione di educazione fisica al Parkinson Cafè di Arzignano
Una lezione di educazione fisica al Parkinson Cafè di Arzignano
Una lezione di educazione fisica al Parkinson Cafè di Arzignano

Due anni fa bastavano due mani per contare gli iscritti. Sei, sette persone che avevano vinto timidezza e timore e che si erano affacciate alle porte del Parkinson Cafè di Arzignano, il primo in Italia. Oggi gli iscritti sono una cinquantina, di questi una quarantina frequentano con costanza gli spazi di via Arciso Mastrotto,voluti e gestiti dalla “Fondazione Silvana e Bruno” della famiglia Mastrotto. Tre stanze semplici, accoglienti, in cui si intrecciano storie, si trova conforto e voglia di andare oltre gli ostacoli. Lo spiegano ad esempio Giuseppe, Mariano, Barbara, Paolo e Francesco. «Qui ci rilassiamo - concordano - siamo una comunità di persone che hanno gli stessi problemi e le stesse difficoltà da affrontare». «Tutto è iniziato con un banale dolore alla spalla - è il racconto di Valter - cui sono seguiti dei trattamenti con infiltrazioni. Poi altri sintomi, come il piede che si trascinava. Pochi ulteriori accertamenti e il responso: Parkinson. Oggi lo sento arrivare nella mano sinistra… ma almeno ha capito che la destra non si tocca». Una malattia affrontata con coraggio, un esempio per chi sta attraversando le stesse difficoltà. Come Paolo, malato da otto anni. «La malattia ti pone di fronte ad una scelta - ha ricordato - . Puoi continuare a lamentarti di tutto, soprattutto del fatto che sia successo a te. Oppure puoi iniziare a reagire». «Il nome Parkinson Cafè non deve ingannare - spiega la presidente della Fondazione, Giovanna Mastrotto - non è un bar, ma un luogo d’incontro tra persone con interessi simili o, nel nostro caso, un’esperienza di vita condivisa». Anche se caffè e momenti conviviali non mancano, come neppure il tempo e lo spazio per fare quattro chiacchiere, la struttura offre soprattutto l’opportunità di svolgere attività motoria mirata con istruttori di educazione fisica, attività apprezzata, tanto che nei due anni sono raddoppiati i corsi viste le richieste in aumento. Ci sono poi attività informative, di divulgazione e iniziative di socializzazione. Il tutto con la collaborazione di esperti e una decina di volontari. Gli iscritti arrivano soprattutto dai comuni dell’Ovest vicentino, ma le porte sono aperte a tutti. L’età media degli ospiti, in maggioranza uomini, è di circa 70 anni, ma ci sono alcuni frequentatori con Parkinson giovanile, comparso verso i 50. «Uno dei problemi per le persone colpite dalla malattia è l’isolamento - aggiunge la presidente - per paura, vergogna o difficoltà organizzative si tende a non uscire molto. Questo però ha implicazioni anche a livello psicologico». «Anche per chi segue il malato è fondamentale ritagliarsi del tempo - sottolinea ancora - e infatti mentre gli utenti seguono le nostre attività, i familiari possono uscire, confrontarsi tra loro, ritagliarsi uno spazio. Per il futuro uno dei nostri obiettivi è proprio quello di concentrarci anche sui “caregiver”, focalizzarci sui bisogni dei familiari e offrire loro qualche strumento utile. Le famiglie sono spesso lasciate sole in questo percorso, invece il supporto è fondamentale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessia Zorzan

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