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Il ministero non paga, ditta in concordato

La sede della Berica Impianti ad ArzignanoSeverino TrevisanSilvia Covolo (Lega)
La sede della Berica Impianti ad ArzignanoSeverino TrevisanSilvia Covolo (Lega)
La sede della Berica Impianti ad ArzignanoSeverino TrevisanSilvia Covolo (Lega)
La sede della Berica Impianti ad ArzignanoSeverino TrevisanSilvia Covolo (Lega)

Del caso della Berica Impianti, la società dell’ex sindaco di Arzignano, Severino Trevisan, in concordato preventivo perché lo Stato non paga debiti per 19 milioni di euro, si è discusso alla Camera. Sono stati i parlamentari vicentini Pierantonio Zanettin (Forza Italia) ed i leghisti Silvia Covolo ed Erik Pretto, a interrogare il ministro di Giustizia Alfonso Bondafede, dopo che il Giornale di Vicenza il 19 luglio scorso aveva raccontato la grave vicenda. Grave perché il dicastero a distanza di quattordici anni da quando sono stati appaltati i lavori per gli impianti di cogenerazione in 14 carceri italiane (tra Bologna, Torino e Firenze) ha preferito andare in tribunale, piuttosto che riconoscere il lavoro svolto dal privato, contestando l’ammontare del debito e facendo andare in crisi di liquidità l’azienda. Il mancato pagamento dei crediti ha costretto la ditta a non potere onorare i debiti e a dovere chiedere al tribunale di Vicenza la nomina di un commissario giudiziale. «Abbiamo sempre sostenuto - spiegano gli avvocati Federico Casa e Fabio Sebastiano, che seguono la Berica Impianti - che si tratta di un caso limite perché la società fin dal primo anno di gestione aveva visto che i costi superavano i ricavi, perché l’appalto era stato aggiudicato prima della crisi del 2008, e pertanto andavano riconosciute le revisioni di prezzo». A giorni è attesa la prima sentenza, dal tribunale di Torino, che potrebbe segnare lo spartiacque. Perché l’esposizione debitoria complessiva è di 12,5 milioni di euro, a fronte di un passivo di 14,5 milioni di euro. I debiti con le banche ammontano a 2,6 milioni, mentre quelli con i fornitori di 5,3 milioni. Il piano concordatorio prevede il pagamento dei crediti tra il 30 e il 40%, ma tutto ovviamente è legato all’andamento delle cause. Posto davanti ai primi diktat dei giudici, lo Stato potrebbe essere indotto a transare per non dovere pagare oneri maggiori. Tutto è legato alla prima sentenza. Il sottosegretario alla Giustizia, il leghista forlivese Jacopo Marrone, ha spiegato al parlamento i passaggi chiave della complessa vicenda. «Il notevole lasso di tempo intercorso, con l’aumento progressivo del costo unitario dell’energia e dei combustibili, che ha raggiunto punte massime proprio nel 2008, rispetto ai costi di riferimento registrati nel 2005 - ha detto Marrone -, ha indotto la società a invocare il meccanismo della revisione dei prezzi, adottando quale parametro di riferimento l’anno 2005». Lo Stato ha però risposto picche. Il 2005 è l’anno su cui è stato calcolato il consumo preso a base d’asta, come richiesto da Berica Impianti, piuttosto che la data di entrata in servizio degli impianti per il risparmio energetico tra il 2008 e il 2009, come chiesto dal ministero. Sono tre le cause pendenti davanti ai tribunali di Torino, Bologna e Firenze. Zanettin si è detto insoddisfatto della risposta del ministero, mentre i colleghi di maggioranza Covolo e Pretto sono stati soddisfatti, affermando che c’è «spazio per soluzioni conciliative». La parola adesso passa ai giudici. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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