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Berica Impianti, lo Stato deve pagare 5 milioni

Il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede deve decidere se lo Stato onorerà il suo debito con la ditta
Il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede deve decidere se lo Stato onorerà il suo debito con la ditta
Il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede deve decidere se lo Stato onorerà il suo debito con la ditta
Il ministro di Giustizia Alfonso Bonafede deve decidere se lo Stato onorerà il suo debito con la ditta

Il risultato è clamoroso. Certifica la responsabilità contrattuale dello Stato. La Berica Impianti vince la prima delle tre cause milionarie con il ministero di Giustizia anche per colpa del quale è stata costretta ad andare in concordato preventivo. La responsabilità è stata quella di non aggiornare i prezzi dei contratti, come invece avrebbe dovuto, e la ditta non è stata più in grado di pagare debiti per 12,5 milioni di euro. Il valore delle cause è di 19,2 milioni di euro, ma solo con l’esito della prima l’azienda ritorna “in bonis”. Se lo Stato, come dovrebbe, pagasse a breve quanto disposto dai giudici, la società farebbe fronte agli obblighi con i creditori. VERDETTO. Il tribunale di Torino dà ragione alla società dell’ex sindaco di Arzignano, Severino Trevisan, che chiedeva danni per 8,4 milioni di euro, riconoscendone per 5 milioni, perché ha diritto «ai costi addizionali» per le variazioni prezzi, per la fornitura degli impianti di cogenerazione per il risparmio energetico nelle carceri del Piemonte. Per gli avvocati Gianni Zgagliardich di Trieste, e i colleghi Federico Casa, Giovanni Ferasin e Fabio Sebastiano di Vicenza è una indubbia vittoria. PARLAMENTO. Proprio ieri il nostro Giornale si è occupato della discussione in Parlamento sulla vicenda dopo l’interrogazione dei deputati Pierantonio Zanettin di Forza Italia, e Silvia Covolo ed Erik Umberto Pretto della Lega. Essa richiama il nostro articolo del 19 luglio scorso che solleva il caso. È stato Zanettin, anche perché all’opposizione e dunque con le mani libere, a criticare severamente il dicastero retto dal grillino Alfonso Buonafede non tanto per responsabilità che andavano addebitate ai precedenti governi di centrosinistra, quanto per come ha continuato a trattare il contenzioso, nel solco del precedente esecutivo. Soprattutto dopo che il giudice istruttore di Firenze - dove pende la seconda causa da 3,8 milioni da cui lo Stato rischia di uscire di nuovo con le ossa rotte - spiega che le eccezioni sollevate dal ministero sono pretestuose e dilatorie. E chi ha orecchie per intender intenda. IL CONTRATTO. La Berica Impianti va in difficoltà finanziarie perché dopo un solo anno di gestione delle carceri, nell’autunno 2009, si accorge che i costi superano i ricavi. All’origine il bando del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), che dipende dal ministero di Giustizia, risalente al dicembre 2005; la ditta di Trevisan se l’era aggiudicato il 18 settembre 2006 e il contratto fu perfezionato il 31 luglio 2008. I cantieri vennero consegnati il 25 agosto di quell’anno. Nel frattempo, il 26 settembre 2007, Berica Impianti chiede la modifica del contratto perché sono cambiati i prezzi. L’ERRORE. Il ministero si è difeso sostenendo che la ditta avrebbe potuto recedere dal contratto, ma il tribunale presieduto da Gabriella Ratti lo bacchetta affermando che sbaglia. Insomma, Berica Impianti ha contrattualmente diritto alla revisione dei prezzi e lo Stato deve sborsare 5 milioni di euro (e 50 mila euro di spese legali) per un atteggiamento gravemente miope. INSOLVENZA. Intanto, l’ex sindaco ha perso la ditta perché dopo l’ammissione al concordato, la società bresciana Hydrogas ha rilevato l’attività con un contratto d’affitto per 1,6 milioni. Che ovviamente farà valere alla scadenza, tanto più dopo la sentenza di Torino. È vero anche che se Berica Impianti vincesse anche le altre due cause porterebbe a casa parecchi milioni di euro e Trevisan non solo pagherebbe i debiti, ma ne avanzerebbe. Il 28 febbraio ci sarà l’udienza dei creditori che dovranno votare il piano. La società proponeva il pagamento tra il 30 e il 40% dei debiti, mentre il commissario giudiziale Enzo Colosso stimava prudenzialmente il 20%. Egli riteneva che dalle cause al massimo sarebbe arrivato 1 milione. La realtà, invece, è di tutt’altro tenore. Adesso il cosiddetto “governo del cambiamento” avrà modo di dimostrare nel concreto se onorerà il debito statale con Berica Impianti nei termini fissati dal giudice. Se farà ricorso o cercherà di non pagare chiedendo la sospensiva, perché le sentenze civili sono esecutive, in attesa dell’eventuale d’Appello, il ministro Cinque Stelle Alfonso Bonafede avrà parlato con i fatti. •

Ivano Tolettini

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