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Analisi in falda per evitare un altro caso Pfas

Macilotti, al centro, con i rappresentanti dei vari enti coinvolti.  NICOLI
Macilotti, al centro, con i rappresentanti dei vari enti coinvolti. NICOLI
Macilotti, al centro, con i rappresentanti dei vari enti coinvolti.  NICOLI
Macilotti, al centro, con i rappresentanti dei vari enti coinvolti. NICOLI

«Evitare un altro caso Pfas agendo in via preventiva e non sull’emergenza». È con questo obiettivo che Provincia, enti gestori della risorsa idrica dell’Ovest Vicentino, Università di Padova e Agenzia Giada hanno predisposto uno studio sulle falde delle valli del Chiampo e dell’Agno e giù fino ad Almisano. Circa 250 mila euro di spesa, finanziata per 50 mila euro da Palazzo Nievo e per il resto divisa - con quota di 50 mila euro ciascuno - tra Viacqua, Acque del Chiampo, Medio Chiampo e Consorzio Arica. Entro gennaio è prevista la conclusione dell’iter amministrativo. «Il consiglio provinciale si è già espresso all’unanimità», ha avuto modo di precisare Matteo Macilotti consigliere provinciale delegato all’ambiente, quindi via alla ricerca nella primavera 2019 con studio che durerà due anni. Si andranno a intercettare «le produzioni industriali del territorio, e quindi l’utilizzo delle sostanze chimiche, nonché la loro interazione e il loro impatto sull’acqua che beviamo», ha continuato il consigliere delegato all’ambiente. «Siamo stati scottati dalla vicenda perfluori e l’analisi sia delle falde e sia della qualità dell’acqua ci consentirà di verificare eventuali sostanze presenti, soprattutto quelle non normate per le quali, vedi il caso Pfas, non esistevano parametri di riferimento». La ricerca è stata affidata all’Università di Padova, dipartimento di scienze chimiche, con un gruppo di ricercatori multidisciplinare. «Dobbiamo svincolarci dall’ottica emergenziale - ha spiegato il professor Andrea Tapparo dell’ateneo patavino - e lavorare in termini di prevenzione e analisi del rischio per intervenire alla sorgente. Un esempio: non pensiamo solo alla contaminazione ambientale legata a un incidente, come lo sversamento, ma valutiamo le situazioni sulla base delle conoscenze scientifiche e delle nuove classificazioni delle sostanze utilizzate, come pesticidi e insetticidi in ambito agricolo. E questo considerando la loro potenziale incidenza sulla risorsa idrica per intervenire sulle possibili fonti di contaminazione. L’Ovest Vicentino è una zona ad alta pressione produttiva, con presenza di aziende chimiche, conciarie, farmaceutiche, galvaniche e di attività agricole e anche zootecniche». Lo studio partirà quindi da un’analisi delle sostanze chimiche utilizzate oppure prodotte dalle aziende, già disponibili in diverse banche dati regionali e provinciali, e coinvolgerà centinaia di attività. La normativa prevede per i procedimenti produttivi più impattanti sul territorio - aziende chimiche, concerie, fonderie, galvaniche - un’autorizzazione integrata ambientale», ha spiegato Andrea Baldisseri, referente del Progetto Giada. «Questa sarà una delle basi - ha proseguito - da cui partire. Valuteremo le sostanze utilizzate e verificheremo se sono presenti in falda e in quale quantità. Quello che ci interessa di più sono le sostanze non normate dal punto di vista ambientale». Concordi gli enti gestori, da Alberto Piccoli direttore di Acque del Chiampo ad Angelo Guzzo presidente di Viacqua, sull’importanza della ricerca in sinergia con Provincia e Università, per garantire una migliore qualità della falda e della risorsa idrica distribuita ai cittadini. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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