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Morì in Russia, ritrovata la piastrina

Il caporal maggiore Simeone Tosetto con un pezzo d’artiglieria. F.B.
Il caporal maggiore Simeone Tosetto con un pezzo d’artiglieria. F.B.
Il caporal maggiore Simeone Tosetto con un pezzo d’artiglieria. F.B.
Il caporal maggiore Simeone Tosetto con un pezzo d’artiglieria. F.B.

Dell’alpino Simeone Tosetto, caporal maggiore impegnato col 3° Reggimento Artiglieria Alpini della “ Julia” quale puntatore di artiglieria nella tragica campagna di Russia culminata nella disfatta del Don non si seppe più nulla dal 31 gennaio ’43, quando venne dichiarato disperso di guerra come tanti altri soldati italiani. Un vuoto desolante di oltre settant’anni per i familiari che è stato interrotto grazie al ritrovamento della piastrina di riconoscimento da parte di Antonio Respighi , alpino di Abbiategrasso che durante un “pellegrinaggio” in camper con la moglie Gianna nei luoghi di Russia in cui combatterono i soldati italiani è fortuitamente incappato in un uomo che col metal detector aveva ritrovato decine e decine di medagliette di riconoscimento portate al collo. «Quella di mio zio Simeone è un po’ consumata dal tempo, ma entrare in possesso di questa preziosa testimonianza sarà sicuramente un momento emozionante che colmerà un vuoto affettivo e familiare e riallaccerà il filo della memoria» sottolinea Giorgio Barbiero, cinquantunenne nipote residente a Montagnana interpretando il pensiero dalla novantenne madre Stella detta Lina (unica sorella ancora in vita degli otto fratelli di Simeone ). Giorgio riceverà assieme alla mamma la piastrina dal Comune noventano nella cerimonia a Villa Barbarigo venerdì 25 maggio. Nato l’11 febbraio ’20, secondogenito dell’agricoltore Rocco Tosetto e di Teresa Peron residenti ai via Bergoncino, Simeone Tosetto venne strappato a vent’anni al lavoro nei campi dalla chiamata alle armi nel gennaio del ’40 aggregandosi alla caserma di Gorizia al 3° Reggimento Artiglieria Alpini della “ Julia” del gruppo “Udine” per essere spedito un mese dopo sul fronte greco-albanese. Ferito il 13 novembre ’40 da una scheggia al ginocchio sinistro, Simeone Tosetto fece ritorno a casa in licenza per una settantina di giorni per ritornare poi a combattere in Grecia, quindi dopo il ritorno a Gorizia affrontò la campagna di Russia spedendo alcune lettere a casa fino all’agosto del ’42, dopodichè di lui si persero le tracce. «Per la madre Teresa non ricevere più sue notizie fu un dolore lancinante, anche se sperava si fosse rifatto una vita» sottolinea il nipote Giorgio che sta ricostruendo la storia dello zio con le numerose lettere inviate dal fronte prima greco-albanese e poi russo. «Sono arrivato a leggerne metà e in una di esse viene citato un certo Isidoro Morello di Noventa, rimasto ferito assieme a mio zio da una pallottola che gli bucò la mano sinistra, inoltre viene citato molto spesso anche un altro noventano, Secondo Dal Prà ,figlio di Angelo, bersagliere, di cui ho scoperto una cartolina, frammista a quelle di Simeone, indirizzata a mio nonno Rocco Tosetto. E poi gli alpini della “Julia” Stievani, Martin, Lunardi, Ettore Trevisan, Peron della 18a batteria, Battistella, Casarin e Zuppa da Poiana Maggiore». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Felice Busato

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